Potrebbe sembrare un giallo di Agata Christie ma non lo è. Siamo nella più tangibili delle realtà, ma il colpevole resta comunque il maggiordomo. Cameriere per la precisione. E non parliamo certo di un cameriere qualunque, ma del cameriere di Papa Benedetto XVI. All’incirca una settimana fa, il Vaticano aveva denunciato il furto, la ricettazione e la divulgazione di notizie segrete, nonché la sparizione di documenti riservati. Oggi si viene a sapere che è stato trovato in possesso di quei documenti riservati e messo in stato di arresto Paolo Gabriele, “aiutante di camera” della famiglia pontificia, accusato dalla Gendarmeria vaticana di essere “il corvo” della Santa Sede.
La faccenda è stata resa nota dal vice direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Bendettini sebbene non ne abbia confermato ufficialmente l’identità. Era stato padre Federico Lombardi ad annunciare che l’indagine della Gendarmeria vaticana sulla diffusione di documenti segreti “ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati”. Sono stati i cardinali Julian Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi ad aver stretto il cerchio intorno a Gabrieli, insospettiti principalmente dal fatto che molti dei leaks usciti dal Vaticano fossero lettere riservate di Sua Santità. L’uomo è ora a disposizione del promotore di giustizia vaticano, Nicola Picardi.
Gabriele è il secondo laico a entrare nel novero dei sospettati, dopo che il Consiglio di sovrintendenza ha deciso di sfiduciare il presidente della Banca della Santa Sede Ettore Gotti Tedeschi, sebbene nei suoi confronti non sia ancora stato avviato un processo interno. Secondo molti esponenti autorevoli del Vaticano sarebbe alquanto inverosimile poter attribuire tutte le colpe di Vatileaks a lui.
Un uomo di fede, devoto di santa Faustina Kowalska, che secondo molti egli sarebbe vittima della volontà del Vaticano di trovare in tempi brevi un colpevole di una carenza di governance che non sa gestire. Insomma un vero e proprio capro espiatorio.