Allo stato delle cose, se non verrà presentato all’inizio dell’anno scolastico il certificato di avvenuta vaccinazione della Asl, non potremo permettere la frequenza dei bimbi a scuola, a nidi e materne. Non è possibile far prevalere la nuova circolare Grillo. Per ora, almeno fino all’inizio del nuovo anno scolastico, resta in vigore la Legge Lorenzin: sarà quest’ultima ad essere applicata.
Questa è la posizione dell’Associazione Nazionale dei Presidi che conferma che in assenza di certificato della Asl, la frequentazione per i bambini non sarà possibile anche se resterà l’iscrizione. La frequentazione potrà avvenire solo dopo la consegna della documentazione a scuola anche perché i presidi ci tengono a sottolineare di voler seguire le leggi in vigore.
Se il ‘decreto Lorenzin’ fosse modificato nel senso ipotizzato la presenza di bambini non vaccinati nelle scuole relative alla fascia di età 0-6 anni metterebbe a rischio la salute dei bambini che non si possono vaccinare e di quelli le cui difese immunitarie sono indebolite anche temporaneamente, a seguito di patologie varie.
Afferma l’Anp parlando anche della difficoltà di andare a creare delle classi ‘differenziali’, composte dai soli bambini vaccinati in cui inserire i bambini immunodepressi: a parte i chiari problemi si carattere organizzativo, non ci sarebbe comunque modo di proteggere i bambini che ne hanno bisogno visti i momenti di condivisione degli spazi comuni anche considerando che “l’ambiente scolastico è di gran lunga quello più favorevole alla diffusione dei contagi per le caratteristiche dei soggetti presenti, per la loro elevata relazionalità sociale – costituente proprio uno degli obiettivi della scuola stessa – e per le caratteristiche degli ambienti: relativamente poco voluminosi, spesso molto riscaldati e con basso ricambio di aria”.
Insomma per il Presidente dell’Anp Giannelli restano “evidenti travisamenti delle modalità di ricorso allo strumento dell’autocertificazione, peraltro non utilizzabile in campo sanitario se non a seguito di espressa previsione legislativa”. Da un lato la situazione rischia di “aumentare il carico di lavoro dei dirigenti scolastici (costretti a controllare la veridicità delle dichiarazioni e a denunciarne gli autori in caso di falso) e, dall’altro, di indurre molti genitori a rilasciare con leggerezza dichiarazioni delle quali potrebbero poi dover rispondere all’autorità giudiziaria penale”.
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