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Uomo sopravvive 438 giorni in mare: ecco come

Uomo sopravvive 438 giorni in mare: ecco come

Un uomo che è stato disperso in mare per 438 giorni ha detto che immaginare sesso e cibo lo ha aiutato a sopravvivere. José Salvador Alvarenga ha pescato squali in Messico per decenni, ma un brutto giorno del novembre 2012, durante una battuta di pesca finita male ha inizio la sua avventura di sopravvivenza.

José, che all’epoca del naufragio aveva 33 anni, normalmente pescava nell’Oceano Pacifico con un suo fidato amico che quel giorno non era disponibile. José quindi optò di portarsi Ezequiel Córdoba un lavoratore inesperto, che aveva 22 anni. Inizialmente, la battuta di pesca si stava rivelando sorprendentemente fruttuosa, ma ad un certo punto scoppiò una tempesta ma questo non fermò i due pescatori che continuarono a pescare, pessima decisione.

Resosi conto che non era il caso di continuare, mentre tentavano di tornare a terra, le onde hanno inondato il motore spostando la barca verso il mare, dove la tempesta ha continuato a colpire la barca facendo perdere la maggior parte dell’attrezzatura che avevano a bordo. La tempesta non si è comunque placata per un’intera settimana e, quando finalmente smise la tumultuosa tempesta, si resero conto di essersi completamente persi ed il blu e bianco della barca mimetizzato con il mare. Nella settimana seguente sono quasi morti di sete perché restarono senz’acqua. È stata la plastica a salvare José ed Ezequiel, che recuperando più di 70 bottiglie dall’inquinamento di plastica nelle acque di mare, è riuscito a raccogliere l’acqua necessaria quando è ritornato a piovere.

Altro discorso quello della dieta, con il cibo dovevano essere davvero poco schizzinosi. In un’intervista con il giornalista Jonathan Franklin, autore di 438 Days, José ha spiegato: “Il primo mese mangiavano tartarughe perché erano vicino alla riva e c’erano molte tartarughe marine. Prendevano le tartarughe marine, le uccidevano, quindi raccoglievano il sangue e bevevano bicchiere dopo bicchiere di sangue, che risulta essere estremamente salutare e ti dà energia. E poi cucinavano la carne. C’erano anche piccoli squali che li seguivano e se gli squali erano abbastanza piccoli, forse meno di due o tre piedi, Alvarenga avrebbe aspettato che fossero vicino alla barca e li avrebbe afferrati per la pinna posteriore. Mangiavano i fegati di squalo perché si scopre che il fegato di squalo è pieno di ogni sorta di oli e nutrimento. Avevamo solo questa folle dieta a base di tartarughe e fegato di squalo“. L’istino di sopravvivenza li ha portati a cibarsi anche di uccelli che si posavano sulla barca. Purtroppo Ezequiel è morto alla decima settimana, dopo che un uccello avvelenato gli ha fatto temere di mangiare si è deperito. Alla fine José fu trovato nelle Isole Marshall nel Pacifico centrale, a 6.700 miglia da dove era partito 438 giorni prima.

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