La situazione ungherese sta arrivando a livelli critici. Sembra che la folla di manifestanti che ha sfilato ieri per le strade di Budapest non sia affatto d’accordo con le iniziative del presidente Orban, che ha avviato il paese verso un’autoritarismo criticato non solo in patria, ma anche dall’Unione Europea. Il punto focale della manifestazione è la protesta per via delle riforme che hanno minacciato il pluralismo dei media, ma specialmente del controllo della giustizia.
Secondo gli organizzatori sarebbero stati ben 100.000 quelli che hanno marciato per Budapest, circa 70.000 secondo gli osservatori ungheresi ed internazionali. La manifestazione ha saputo non solo riunire i partiti della sinistra e di stampo ecologista, ma anche i più disparati movimenti della società civile, tutti contro la maggioranza del premier conservatore Vicktor Orban.
Anche il capo della diplomazia di stato americana Hillary Clinton ed il direttore del Fondo Monetario Internazionale hanno espresso la propria disapprovazione per le riforme operate sulla carta costituzionale ungherese. Secondo i manifestanti Orban sarebbe colpevole di aver ridotto all’impotenza la Corte costituzionale, mettendo dunque in condizione la giustizia di emettere delle sentenze definitive, senza possibilità di appellarsi ad una fonte imparziale, come succede nella maggior parte dei paesi democratici.
Lo scontro fra il desiderio di avere certezza della giustizia, come quello di non vedere una diffamazione autorizzata dietro la scusa della libertà d’espressione, è un tema scottante ed attuale in molti paesi; dove la giustizia ed i mezzi d’informazione non sono più delle forze utili all’educazione ed al conseguimento di una pacifica convivenza dei cittadini, ma uno strumento per ottenere il potere politico.
Molti intellettuali hanno suggerito oggi come in passato che dovrebbe essere l’eticità stessa di politici, magistrati e giornalisti, ma specialmente una ferma separazione di coloro che fanno parte dei rispettivi settori, a determinare un comportamento giusto ed equilibrato fra le parti, ma ovviamente il principale problema è che questa concezione va a scontrarsi non solo con gli interessi politici, ma anche con quelli economici, che fanno velocemente perdere ogni remora etica e dimenticare il vero scopo della posizione occupata dagli uomini di potere: servire la gente.