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Guardia di Finanza

Regioni, le inchieste si estendono a Piemonte ed Emilia-Romagna

Dopo lo scandalo delle “spese pazze” alla Regione Lazio, le procure stanno indagando anche sui gruppi consiliari di Piemonte ed Emilia-Romagna. Oggi la Guardia di Finanza di Torino ha acquisito nelle sedi dei gruppi consiliari la documentazione riguardante le spese degli stessi. L’inchiesta della procura, condotta dai pm Andrea Becconi ed Enrica Gabetta, è per ora solo conoscitiva, non figurando quindi ipotesi di reato nè indagati. L’indagine sarebbe partita per i sospetti sulla settimana bianca al Sestriere di un consigliere regionale, che, per il deputato Roberto Rosso del Pdl, sarebbe stata rimborsata dalla Regione.
Il deputato non aveva fatto il nome del consigliere, ma aveva spiegato che vive in un paese della provincia di Vercelli e l’unico corrispondente a tale identikit era il suo compagno di partito Luca Pedrale, capogruppo in consiglio regionale, con il quale avrebbe avuto contrasti personali. Il Pdl piemontese aveva fatto quadrato intorno a Pedrale, e Rosso, il 26 settembre, ha fatto arrivare un messaggio di scuse al Consiglio regionale, letto poi in aula dal presidente dell’assemblea. La questione sembrava risolta, poi però è partita l’inchiesta conoscitiva della Procura della Repubblica. Rosso oggi dice: “Non datemi tutta questa importanza: la mia era solo una provocazione”.

Ilva di Taranto

Ilva, no del Gip al piano aziendale

Il gip di Taranto Francesca Todisco ha respinto il piano di interventi immediati formulato dall‘Ilva per il risanamento degli impianti inquinanti e il mantenimento di un minimo di produzione. La Procura, qualche giorno fa, già si era espressa in tal senso. Per il gip, “I beni in gioco- salute, vita e ambiente, ma anche il diritto ad un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole della salute di un essere umano- non ammettono mercanteggiamenti“. Il giudice ha anche respinto le richieste di remissione in libertà avanzate dagli avvocati di Emilo e Nicola Riva, ex presidenti dell‘Ilva, e di Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento di Taranto fino allo scorso giugno. I tre sono accusati di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.
Il “piano di investimenti immediati” era stato presentato il 18 settembre dal presidente Ferrante in procura,ma non piacque da subito, nè ai sindacati, nè agli ingegneri-custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento. Tale piano prevede lo stanziamento di 400 milioni di euro, dei quali 146 già impegnati per interventi in corso o programmati. Troppo poco, però, per coloro che hanno espresso parere contrario, e gli investimenti sarebbero scarsi soprattutto rispetto alla direttiva consegnata il 17 settembre dai custodi giudiziari all’azienda, nella quale erano indicati con precisione gli interventi da svolgere per il risanamento dell’impianto.