Forse siamo finalmente e davvero giunti ad una soluzione definitiva che possa far smettere di fumare. Niente cerotti alla nicotina o sigarette elettroniche, bensì elettrodi al cervello per far definitivamente sparire il vizio. Questo almeno secondo quanto emerge da uno studio effettuato dalla McGill University e pubblicato su Pnas. Questa avvincente prospettiva sembra derivare dall’aver individuato le regioni del cervello in cui nascono i meccanismi chimici che innescano la voglia di fumare. La ricerca ha messo in evidenza che all’interno del cervello di tossicodipendenti e fumatori il desiderio viene alimentato sia da stimoli che ricordano la sostanza, nel caso dei fumatori la vista di un pacchetto di sigarette, ma anche dalla disponibilità della sostanza stessa. Dietro tutto questo si nascondono meccanismi biochimici alquanto complessi.
Gli esperti hanno studiato come funziona il cervello di un campione di dieci fumatori di fronte di diversi stimoli che ricordano le sigarette, con o senza immediata disponibilità di fumare. Nella zona della corteccia prefrontale, alquanto importante per l’autocontrollo e per le decisioni, risiede il controllo del desiderio che dipende dalla disponibilità immediata dello stimolo che lo ha scatenato. Se la sigaretta è immediatamente disponibile, si accende un’altra area del cervello, la corteccia orbito frontale: è da qui che parte l’irrefrenabile voglia di fumare. La stimolazione magnetica andrebbe dunque a rendere inattiva quest’aerea, riducendo o annullando il desiderio e l’attivazione delle aree cerebrali che sono ad esso associate, anche se la bionda è lì vicino a noi e pronta ad essere fumata.