Sembra approssimarsi l’attacco americano in Siria. Ieri il segretario di Stato Usa John Kerry ha presentato il rapporto dell’intelligence che dimostrerebbe l’uso di armi chimiche, e ha definito il presidente siriano Assad “criminale“ e “assassino“. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, pur spiegando di non aver preso “una decisione finale”, ha accusato: “Il governo siriano ha ucciso almeno 1429 civili, tra cui 426 bambini, con armi chimiche”. Intanto, in mattinata, gli ispettori dell‘Onu che dovevano indagare sull’effettivo utilizzo di armi chimiche da parte del regime siriano hanno lasciato Damasco e sono arrivati in Libano. Rimangono comunque diversi i paesi riluttanti a intervenire militarmente, come in particolare la Russia, il cui presidente Vladimir Putin ha sfidato gli Stati Uniti a portare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu le prove dell’uso dei gas, ha definito “insensate” le accuse contro il regime di Assad e ha invitato polemicamente Obama a “pensare alle future vittime in Siria“.
La Gran Bretagna, alla fine, ha deciso di tirarsi indietro, quindi, per ora, gli Stati Uniti avrebbero al loro fianco solo Francia e Turchia. Per l’Italia, il premier Enrico Letta ha confermato la posizione espressa nei giorni precedenti, spiegando: “Comprendiamo l’iniziativa di Stati Uniti e Francia, alla quale però, senza le Nazioni Unite, non possiamo partecipare. La settimana prossima a San Pietroburgo faremo di tutto perchè si trovi una soluzione politica al dramma siriano, che ha già prodotto un numero intollerabile di vittime e di profughi“. Intanto fonti della sicurezza siriane hanno detto alla tv Al Arabiya di aspettarsi un attacco “in ogni momento“, sottolineando però che le forze siriane “sono pronte a rispondere“.
Testimoni hanno riferito che comunque a Damasco la vita scorre normalmente. Gli Stati Uniti avrebbero intanto schierato nel Mediterraneo orientale una sesta nave da guerra, che va ad aggiungersi ai cinque cacciatorpedinieri armati con missili da crociera. Il presidente Usa Barack Obama si trova, comunque, davanti ad una scelta molto difficile, dato che la maggioranza degli americani è contraria all’intervento in Siria, e lo stesso Obama, premio Nobel per la pace nel 2009, fece la sua campagna elettorale nel 2008 anche schierandosi per la fine delle guerre in Iraq e Afghanistan. Adesso, invece, gli Stati Uniti si troverebbero ad entrare in guerra senza l’egida dell’Onu e senza nemmeno a fianco la Gran Bretagna, alleato storico.
Secondo alcune fonti, il presidente americano riterrebbe che comunque il veto russo e cinese avrebbe reso impossibile un intervento dell’Onu, e soprattutto starebbe decidendo di attaccare perchè la Siria avrebbe oltrepassato il limite dell’uso di armi chimiche. La stessa Casa Bianca ha parlato di una strategia “limitata”, quindi magari uno o due giorni di lancio intenso di missili, ma a questo punto Obama sembra non poter tornare indietro, per non dare prova di debolezza. Intanto il presidente della Commissione Sicurezza Nazionale e Politica Estera del Parlamento iracheno, Alaeddin Boroujerdi, ha detto che l’Iran è pronto a difendere la Siria da ogni aggressione, e ha minacciato: un intervento armato contro Damasco “incendierà” la regione e “l’entità sionista e l’Occidente” ne pagheranno “per primi” le conseguenze.