Ammonta a oltre 1 miliardo di euro il danno alle coltivazioni italiane dovuto alla siccità e alla calura di questa estate, dove il termometro ha segnato temperature elevate e la carenza di piogge – così come non si vedeva da una decina d’anni –ha mandato in rovina gran parte delle coltivazioni.
Si parla del 50% della raccolta di pomodori in Puglia, del 30% dei raccolti di mais a livello nazionale e del 40% di quelli di soia. Ma danni si registrano anche per quel che riguarda i campi di barbabietole da zucchero e girasoli (-20%) oltre a un calo del 10% del latte dovuto allo stress delle vacche causato dall’afa.
Sono questi i dati resi noti da Coldiretti, che lancia l’allarme sul rischio cibo mentre Poppea, la perturbazione che sta colpendo in queste ore la penisola, sta portando finalmente piogge e fresco. “Le precipitazioni in questa fase – sottolinea la Coldiretti – sono importanti per spegnere gli incendi e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi e nei fiumi a secco in vista delle prossime semine e per salvare alcune colture in campo ma in generale arrivano troppo tardi e rischiano peraltro di aggravare i danni soprattutto se accompagnate da grandine, come previsto”.
Ma le precipitazioni non sono sempre una “manna dal cielo”, specialmente se seguono a periodi di forte siccità: “Se la pioggia è intensa – precisa la Coldiretti – i terreni secchi non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento con il pericolo di frane e smottamenti mentre la grandine provoca danni irreparabili alle colture in campo come le uve pronte per la vendemmia. Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici nei confronti dei quali occorre intervenire con interventi finanziari per affrontare l’emergenza ma anche con misure strutturali con le opere per la conservazione della acqua con il necessario potenziamento degli invasi per l’avvenuta modifica della distribuzione della pioggia”.
L’allarme della Coldiretti arriva in concomitanza a quello lanciato dalla Banca Mondiale sul rischio di una carestia globale, e di cui l’Italia soffrirebbe, dal momento che importa dall’estero l’80% della soia, metà del grano e il 20% del mais che consuma, prodotti che sono i primi a risentire dei forti rincari conseguenti alla siccità. “Il 46%degli italiani – prosegue Coldiretti – è infatti preoccupato che la produzione di cibo non sia sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione anche per effetto del calo delle terra coltivata”, secondo una analisi svolta dall’associazione sulla base dei dati Eurobarometro del luglio 2012.
“La preoccupazione degli italiani – conclude Coldiretti – è superiore a quella della media dei cittadini europei che si ferma al 43% anche se i più allarmati sono i greci con il 94%, i più colpiti dalla crisi tra gli europei”.