Il medico Jonathan Tobin ha rivelato che sono occorse 15 scariche elettriche per far riprendere a battere il cuore del 23enne giocatore del Bolton Fabrice Muamba. Tobin ha anche spiegato come gli altri colleghi medici abbiano effettivamente “lavorato” sul giocatore per 48 minuti tra il suo crollo in campo e l’arrivo in ospedale. Il medico ha poi aggiunto come ci siano voluti altri 30 minuti prima che il cuore di Muamba cominciasse a battere di nuovo. Ha poi dichiarato: “In effetti, Muamba era morto in quel lasso di tempo”. Per 78 minuti.
Non è la trama di un film, ma ciò che è accaduto al giocatore del Bolton Muamba. Siamo in Inghilterra dove, sabato scorso, durante la partita di Fa Cup tra Tottenham e Bolton, il giovane si è improvvisamente accasciato a terra, facendo temere per il peggio data l’evidente natura cardiaca del malanno. Fabrice Muamba rimane in terapia intensiva presso il Chest Hospital di Londra, ma sembra dare i primi segnali di ripresa. Il giocatore, appena sveglio, dopo qualche giorno, ha chiesto al padre: “Abbiamo perso?”. Il giocatore potrebbe presto riabbracciare anche il figlioletto di soli 3 anni.
Si grida al miracolo, giacché la spiegazione scientifica per il “ritorno” alla vita del giocatore non è stata ancora del tutto fornita. Il dottor Andrew Deaner, cardiologo e sostenitore del Tottenham che balzò dal suo posto in mezzo alla folla e si precipitò in campo per aiutare il giocatore, ha detto che il suo recupero potrebbe essere descritto davvero come “miracoloso”. Egli ha difatti dichiarato: “Se avete intenzione di usare il termine miracoloso, credo che questo potrebbe essere usato qui.”
Il dottor Deaner andò a visitare il giocatore dopo che questi si era svegliato e ha detto che Muamba, nonostante stesse recuperando, avrebbe comunque potuto fare qualche brutto scherzo anche durante il processo di recupero. Il medico ha detto: “Ho sussurrato in un orecchio ‘Come ti chiami?” Il calciatore ha dato il suo nome, quindi era cosciente. La spiegazione, forse, più probabile per l’improvviso recupero di Muamba, e suggerita da coloro che sono coinvolti nella sua cura , è che, mentre il suo cuore ha smesso di funzionare, ha mantenuto una qualche forma di vita in qualche modo. L’arresto cardiaco ha subito bloccato il cuore del giocatore che non riusciva dunque più a pompare sangue. Tuttavia, anche quando questo accade qualche attività elettrica può essere ancora in atto all’interno del cuore. Questo forse ha ridato la vita a Muamba, morto per 78 minuti e salvato dalla morte per CPR, rianimazione cardiopolmonare, pompando il petto per creare la circolazione del sangue artificiale. Questa da sola però non basta. La rianimazione cardiopolmonare garantisce la sopravvivenza solo nel 5% dei casi. Mentre giaceva colpito in campo, al calciatore è stato dato anche l’ossigeno e tre shock con un defibrillatore, in modo da indurre il cuore a lavorare di nuovo. In totale ha ricevuto altri 12 colpi prima che il suo cuore ricominciasse a lavorare di nuovo. Ma lui era veramente morto?
“Direi che la sua vita era in bilico“, ha spiegato Cathy Ross, della British Heart Foundation. “Si può avere un arresto cardiaco e non ci sarà alcuna attività elettrica. Ma quando questo accade è molto difficile da resuscitare qualcuno. Le persone che si occupano di lui devono aver comunque ottenuto un certo tipo di risposta, altrimenti non avrebbero continuato la CPR per tutto quel tempo. Ma quando una risposta c’è qualcosa, bisogna andare avanti. Settantotto minuti sono un tempo lungo, ma non è inaudito”.
Gli attacchi di cuore sono causati da arterie bloccate spesso per cause legate alla vecchiaia o a stili di vita malsani. Circa 100.000 persone all’anno nel Regno Unito muoiono dopo aver avuto un arresto cardiaco improvviso. La maggior parte di quelli che invece riescono a sopravvivere, riporta seri danni al sistema cerebrale. Muamba dunque è stato davvero fortunato, sebbene la strada di una completa guarigione sia ancora lunga e tortuosa.