L’ex ministro dell’Interno e delle Attività Produttive Claudio Scajola è stato arrestato questa mattina all’alba in un albergo di Roma dalla Dia di Reggio Calabria, con l’accusa di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, noto imprenditore reggino ed ex parlamentare condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola è apparso “sconcertato e sconvolto” agli uomini della Dia che lo hanno arrestato, ha detto di non aspettarsi il provvedimento e ha chiesto di conoscerne le motivazioni. L’ex ministro è stato portato prima negli uffici della Dia di Roma e poi nel carcere di Regina Coeli. In totale sono stati eseguiti otto provvedimenti di arresto, verso imprenditori legati a Matacena, e sono in corso perquisizioni dal Piemonte alla Sicilia e sequestri di società commerciali italiane, collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro.
Secondo l’accusa, l’imprenditore calabrese, condannato in via definitiva a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa e ora latitante a Dubai, cercava di trasferirsi in Libano, dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto, con il supporto dell’ex ministro. Il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho ha spiegato infatti che Scajola “ha concorso a mantenere la latitanza di Amedeo Matacena. Si è prodigato per trovare riferimenti all’estero presso i quali l’ex parlamentare avrebbe potuto trovare ospitalità per continuare la sua latitanza”.
Matacena, infatti, dopo essere fuggito dall’Italia, ha girato alcuni Paesi fino a giungere negli Emirati Arabi Uniti, dove era stato arrestato dalla polizia locale, al suo arrivo all’aeroporto di Dubai, su segnalazione delle autorità italiane, ma è tornato in libertà dopo pochi giorni, poichè non è stata completata la procedura di estradizione in Italia. L’operazione che ha potato all’arresto dell’ex ministro è scaturita da un filone dell’indagine “Breakfast“, riguardante i fondi neri della Lega Nord, che vede come personaggio di spicco il faccendiere Bruno Manfrici, la cui utenza telefonica era stata messa sotto contollo dagli uomini della Dia di Reggio Calabria. Grazie ad un’intercettazione, gli investigatori sarebbero venuti a conoscenza di rapporti fra Scajola e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo (anche lei arrestata), che avrebbe cercato l’aiuto dell’ex ministro per il trasferimento del marito in Libano.
Scajola avrebbe inoltre “interessato” un faccendiere italiano con interessi in Libano per favorire la latitanza dell’imprenditore: sarebbe la stessa persona che avrebbe avuto contatti con Marcello Dell’Utri per facilitarne la fuga nel Paese mediorientale. Silvio Berlusconi, intervistato da Radio Capital, ha commentato l’arresto dell’ex ministro dicendo: “Non so per quali motivi sia stato arrestato, me ne spiaccio e ne sono addolorato“, e ha precisato che Scajola, ex coordinatore di Forza Italia, non è stato candidato alle prossime europee non perchè si avesse sentore di un arresto, ma perchè “avevamo commissionato un sondaggio su di lui che ci diceva che avremmo perso globalmente voti se lo avessimo candidato”.
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