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Sanità, addio al ticket

Sanità, addio al ticket

I ticket che oggi paghiamo per visite specialistiche, farmaci, analisi di laboratorio e ricoveri al Pronto Soccorso potrebbero presto sparire. Il tutto per un costo complessivo a carico dei cittadini pari a circa 4 miliardi di euro l’anno che, dal 2014, potrebbe aumentare a 6 miliardi nel momento in cui entreranno in vigore le norme delle manovre estive dello scorso anno che prevedono un rincaro del ticket di circa 2 miliardi. Ognuno di noi avrà dunque una franchigia, calcolata come percentuale del reddito, fino al concorrere della quale pagherà interamente la prestazione sanitaria, un farmaco o un intervento chirurgico. Superato tale limite tutto sarà gratuito.

Pertanto un pensionato con 10 mila euro lordi di reddito l’anno, pagherà 30 euro di franchigia per accedere alla prestazione sanitaria, che siano pochi farmaci o un delicato intervento chirurgico. Ma, ribadiamo, superato tale plafond, tutto sarà gratuito. A reddito più elevato corrisponderà ovviamente una franchigia più elevata. Ma il meccanismo sarà lo stesso per tutte le fasce di reddito.

La franchigia varrà per 12 mesi; esaurito il ciclo di raggiungimento del plafond, si potrà nuovamente accedere alle prestazioni gratuitamente. Dopo i 12 mesi   si ricomincerà a pagare fino al proprio personale plafond ed, una volta superato il livello, si accederà gratuitamente. Questa vera e propria contabilità sarà tenuta da una sorta di tessera sanitaria intelligente, dotata di microchip che, per l’anno prossimo, dovrebbe sostituire le attuali tessere sanitarie. Anche se, chiaramente, è opportuno parlare di conti solo quando si parla di pochi farmaci o prestazioni, e non certo di complesse operazioni chirurgiche per le quali comunque ciò che conta è che si pagherà fino al raggiungimento del proprio plafond, mentre il resto sarà a carico del Servizio Sanitario.

Ad avere la franchigia saranno tutti, in base al reddito familiare complessivo. Sebbene saranno comunque presenti due varianti: il reddito sarà valutato non solo in base all’Irpef, ma in base all‘Isee e moderato da una specie di quoziente familiare che terrà conto anche del numero dei figli. In ogni caso, il piano dovrà essere vagliato dalle Regioni in vista del tavolo sul Patto per la salute.

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