Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto per commutare al direttore del Giornale Alessandro Sallusti la pena detentiva ancora da scontare in una sanzione pecuniaria di 15.532 euro. Sallusti stava scontando agli arresti domiciliari la condanna definitiva a 14 mesi per diffamazione, e il suo avvocato Ignazio La Russa aveva avanzato domanda di grazia al ministro della Giustizia Paola Severino. Il direttore del Giornale ha poi commentato scrivendo su “twitter”: “Ringrazio Napolitano. Accetto la grazia. Deve valere per tutti i giornalisti, chiara indicazione a magistratura e politica“.
Ai microfoni di Tg 24, invece, Sallusti ha dichiarato: “Domani spero di poter tornare al Giornale. E’ la vittoria per far si che il Paese si possa dotare di una legge più liberale. Mi auguro che ce la possa fare il prossimo Parlamento“. Nella nota del Quirinale, si spiega che la decisione
“tiene conto dell’avviso favorevole formulato dal Ministro della Giustizia a conclusione dell’istruttoria compiuta con l’acquisizione delle osservazioni (contrarie) del procuratore generale di Milano e del parere (favorevole) espresso dal magistrato di sorveglianza. Sono state anche considerate le dichiarazioni già rese pubbliche della vittima della diffamazione. Così come si è preso atto che il giornale sul quale era stato pubblicato l’articolo giudicato diffamatorio dopo la condanna del suo ex direttore ha riconosciuto la falsità della notizia formalizzando con la rettifica anche le scuse”.
Nella nota, si afferma anche che la decisione di commutare la pena tiene conto degli “orientamenti critici” emersi in sede europea sul ricorso a pene detentive per i giornalisti, e si è preso in considerazione che la volontà politica bipartisan non ha ancora portato a nessuna legge in materia, per la difficoltà di trovare “un punto di equilibrio fra l’attenuazione del rigore sanzionatorio e l’adozione di efficaci misure risarcitorie“. Inoltre, si sottolinea come, con la commutazione della pena detentiva, il presidente della Repubblica voglia spingere ad arrivare a “una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa”.
La Procura Generale di Milano oggi aveva formulato un parere negativo sulla domanda di grazia presentata da La Russa, ma il parere dei giudici, chiamati ad esprimersi dal Guardasigilli Paola Severino, non era vincolante. Un’altra richiesta di grazia era stata promossa dal deputato del Pdl Luca D’Alessandro, che aveva consegnato al Quirinale le firme di 328 parlamentari, fra i quali il primo firmatario era il segretario del Pdl Angelino Alfano.