I saldi di inizio anno sono sempre una duplice boccata d’aria: per i venditori e per i consumatori. Quest’anno arrivano con molte attese e molti dubbi, fra chi sostiene che in realtà non serviranno ad incrementare i consumi e chi invece sostiene che potrebbero provocare almeno un piccolo miglioramento del trend negativo degli ultimi mesi. Oggi si comincia in Sicilia e Basilicata, mentre per altre 14 regioni si partirà dal 5 gennaio; fatta eccezione per il Molise e l’Alto Adige, in cui si comincerà il 7, mentre per la Valle d’Aosta si dovrà attendere fino al 10.
Oggi parte quella che è diventata una rivoluzione per negozianti e consumatori, i secondi potranno infatti usufruire di una maggiore concorrenza, in quanto grazie alle liberalizzazioni degli orari di apertura e chiusura proposti dal Governo Berlusconi con la legge n. 111 del 15 luglio 2011, non si dovrà più tener conto dei vincoli imposti fino ad oggi sulla domenica o sulla mezza giornata settimanale.
L’applicazione della legge è però a rischio, in quanto dipende in larga misura dagli accordi fra i comuni, le associazioni di categoria e le singole amministrazioni regionali. Già a dicembre Confesercenti e Confcommercio avevano fatto sentire le proprie proteste contro una misura che secondo loro annichilisce i piccoli commercianti e favorisce ancora una volta la grande distribuzione.
Secondo le associazioni dei consumatori i saldi sarebbero dunque a rischio flop. L’Adoc prevede infatti un calo delle vendite del 30% rispetto allo scorso anno, con una spesa ridotta del 21%. Sempre l’Adoc sostiene che quest’anno il denaro speso a persona non supererà i 90 euro.
Meno pessimista invece la Confesercenti, che prevede si per i saldi invernali “una leggera flessione“, ma all’interno di un quadro economico tale da rendere “coerente con la situazione del paese questo ribasso” ha spiegato Renato Borghi, presidente della Federazione Moda Italia e vicepresidente di Confcommercio, che si attende comunque una “boccata d’aria” per le vendite.