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Riforme, scatta il “canguro”. Approvato l’articolo 1 del ddl Boschi

Riforme, scatta il “canguro”. Approvato l’articolo 1 del ddl Boschi

Procede il cammino delle riforme in Senato, dove ieri è stato approvato il cosiddetto “emendamento canguro”, presentato da Roberto Cociancich del Pd, che ha consentito di saltare gli altri emendamenti all’articolo 1 del ddl Boschi sulla riforma del Senato e i voti segreti che preoccupavano la maggioranza. Hanno votato a favore dell’emendamento Pd, Ap (Ncd-Udc), Svp-Autonomie, verdiniani del gruppo Ala ed alcuni senatori di Gal, mentre Movimento 5 Stelle e Lega Nord non hanno partecipato al voto per protesta. Dall’opposizione, inoltre, il leghista Roberto Calderoli ha avanzato il sospetto che il senatore Cociancich, firmatario dell’emendamento, fosse in realtà una sorta di “prestanome” e ne ignorasse addirittura il contenuto, e ha chiesto anche una perizia calligrafica sulla firma. ma il presidente Pietro Grasso ha respinto la richiesta.

Dal Carroccio sono insorti anche quando i verdiniani di Ala hanno annunciato il loro voto a favore dell’emendamento “canguro”, per poi sventolare banconote verdi simili a dei dollari quando il loro capogruppo Lucio Barani ha affermato: “Siamo una forza di opposizione”. Dopo che l’emendamento Cociancich è stato approvato, con 177 si, 57 no e 2 astenuti, sui banchi del Movimento 5 Stelle è invece comparsa una foto del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi con sotto la scritta “Bella Ciao”. L’Aula ha quindi approvato, con 172 si, 108 no e 3 astenuti, l’articolo 1 del Ddl Boschi, con il quale si pone fine al bicameralismo perfetto, trasformando il Senato in un ente di rappresentanza territoriale composto da sindaci e consiglieri regionali. Il punto-chiave è quello dell’elezione dei futuri senatori, che il governo vorrebbe indiretta e regolata all’interno dei consigli regionali, mentre buona parte dell’opposizione e la minoranza del Pd vorrebbero che tornasse ai cittadini.

Negli ultimi mesi vi sono stati vari tentativi di compromesso su tale questione, fino ad escogitare una sorta di forma intermedia, su cui vi è accordo nel Pd, che vede i cittadini eleggere in pratica i consiglieri regionali che siederanno poi in Senato, mentre i consigli regionali dovranno solo ratificare la scelta. Il premier Matteo Renzi avrebbe spiegato ai suoi che, con la vittoria sull’articolo 1 e l’accordo sull’articolo 2 comma 5 il passaggio più difficile, quello che impensieriva maggiormente il governo sugli articoli 29 e 32, “è stato brillantemente superato e si fa un grande passo avanti“. Oggi, invece, sarà la volta dell‘articolo 2: i senatori potranno votare solo gli emendamenti all’articolo 5, e sono quindi previste 40 votazioni, di cui 6, quelle per introdurre nel testo norme a tutela delle minoranze linguistiche, a scrutinio segreto.

L’esecutivo sarebbe preoccupato per i voti a scrutinio segreto, e durante una riunione tra i capigruppo di maggioranza e il ministro Boschi avrebbe anche pensato ad un maxi-emendamento per evitare i voti segreti, ma fonti di Palazzo Chigi avrebbero poi spiegato che non vi sarà nessun emendamento del governo sull’articolo 2, perchè si ritiene che sulla questione delle minoranze linguistiche, puramente tecnica, sia più logico lasciare che sia l’Aula ad esprimersi. Sia le opposizioni che la minoranza Pd, però, sono andate su tutte le furie dopo che Loredana De Petris di Sel ha denunciato l’esistenza di un altro emendamento “canguro”, che farebbe decadere gli altri emendamenti, presentato sempre da Cociancich, questa volta all’articolo 21 del ddl Boschi, che modifica l’articolo 83 della Costituzione riguardante il quorum per l’elezione del presidente della Repubblica. Il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti ha però rassicurato: “Il governo su questa proposta di modifica darà parere negativo“.

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