Il premier Matteo Renzi ha annunciato al termine del Consiglio dei ministri di martedì che Vincenzo De Luca, proclamato governatore della Campania lo scorso 18 giugno, sarà sospeso dall’incarico in base alla legge Severino in quanto condannato in primo grado per abuso d’ufficio: “E’ nostro intendimento procedere alla sospensione come previsto dalla legge Severino del presidente della Regione Campania, stiamo attendendo che i ministri competenti possano fare i loro pareri e che l’Avvocatura dello Stato ci spieghi come si deve svolgere la procedura” ha dichiarat0 Renzi. Il premier ha spiegato inoltre che “si tratta di un provvedimento inedito” poiché “si deve applicare la legge Severino non a una figura istituzionale che è già in carica ma a una che deve entrare in carica a tutti gli effetti“, ma, ha assicurato, “nelle prossime ore immaginiamo di procedere“.
Sulla vicenda di De Luca si era espresso, pochi giorni dopo le elezioni, anche il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, spiegando che sarebbe stato preferibile aspettare l’insediamento del nuovo presidente della Regione Campania e che questo nominasse la nuova giunta prima di procedere alla sospensione, altrimenti essa sarebbe diventata di fatto una decadenza. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva invece assicurato che “la legge sarà applicata dal primo all’ultimo rigo e non cambieremo neppure le prassi”. De Luca aveva definito la sua una “condanna demenziale, per aver usato l’espressione project manager invece di coordinatore. Un reato lessicale”.
Già all’epoca delle primarie campane del Pd si sapeva che l’ex sindaco di Salerno, qualora fosse stato eletto governatore della Campania, avrebbe rischiato la sospensione in base alla legge Severino, ma egli, nonostante un certo imbarazzo nel suo stesso partito, non volle rinunciare a correre alle primarie, che vinse con un netto margine, e poi a candidarsi alle elezioni regionali, nonostante le polemiche sulle liste che lo sostenevano e sulla “black list” degli “impresentabili” stilata dalla Commissione Antimafia a due giorni dal voto e in cui compariva lui stesso. E’ stata intanto convocata per il 29 giugno la prima seduta del consiglio regionale, in cui il nuovo presidente dovrebbe presentare la sua squadra di assessori e il suo vice, che potrebbe assumere le funzioni di presidente qualora egli venisse sospeso. Il Consiglio dei ministri di martedì ha stabilito inoltre che tutti i decreti legislativi sulla riforma fiscale slittano a venerdì prossimo, poiché, ha spiegato Renzi, i testi sono pronti ma “non erano perfettamente limati”.
Nei decreti, però, non vi sarebbe più “la questione del 3%“, la norma cosiddetta “salva-Berlusconi”, ossia l’articolo 19-bis, che stabilisce che non si viene più puniti per evasione fiscale se Iva o imposte sui redditi evase “non sono superiori al 3% rispettivamente dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato“, e in base al quale l’ex Cavaliere avrebbe potuto far decadere la sua condanna nel processo Mediaset. Il presidente del Consiglio ha inoltre rivendicato: “Non passa giorno senza che noi portiamo avanti la bandiera delle riforme strutturali“. A proposito di immigrazione, infine, Renzi ha affermato: “Vedremo nelle prossime ore se l’Europa ha un cuore. L’Italia non rinuncia alla sua storia di civiltà per mezzo punto in più nei sondaggi. L’Italia rimanda indietro quelli che devono essere rimandati indietro e accoglierà quelli che hanno diritto”.