Più che un referendum, è stato quasi un plebiscito e il “sì” ha stravinto sia in Lombardia sia in Veneto.
In Veneto, dove era necessario raggiungere il quorum, il sì ha prevalso con il 98,1% come conferma il dato definitivo del Consiglio Regionale: i no sono stati l’1,9%, pari a 43.938 voti, hanno votato 2.328.949 elettori, pari al 57,2%.
Minore l’affluenza della Regione Lombardia, dove non era necessario il quorum e per la prima volta ha debuttato il voto elettronico, dove si registrano circa il 39% per un numero di votanti di circa 3 milioni.
Vuoi tu che alla Regione Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?
Era il quesito stringato presentato ai veneti.
Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e agli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?
Era il quesito più articolato proposto per i lombardi. Il succo però non cambia: entrambi le regioni sono state chiamate a scegliere e hanno scelto l’autonomia. Il referendum però era di tipo consultivo e non vincolante per cui con la vittoria del Sì, Lombardia e Veneto non diventano indipendenti, ma si apprestano ad avviare con il governo centrale una trattativa per ottenere maggiori competenze nelle venti materie concorrenti e tre esclusive dello Stato. L’intesa fra Stato e Regione, una volta conclusa, dovrà successivamente concretizzarsi in una proposta di legge che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere. Insomma la strada è ancora lunga, ma Zaia e Maroni, governatori rispettivamente del Veneto e della Lombardia, sono certi di poter fare le riforme nell’ambito della Costituzione anche se si è ben lontani dal federalismo della Lega (che intanto esulta). Ma quali sono le 23 competenze concorrenti fissate dagli articoli 116 e 117 della Carta Costituzionale)
Veneto e Lombardia in ogni caso non potranno diventare Regioni a statuto speciale, come Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ma potranno trattare per il trasferimento di maggiori competenze dallo Stato e su minori versamenti in termini di tasse.
Venti le materie concorrenti per cui chiedere maggiore autonomia, vale a dire coordinamento della finanza pubblica e tributario, lavoro, energia, infrastrutture, protezione civile, giustizia e norme processuali, ordinamento civile e penale e giustizia amministrativa; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Tre, restano le materie di competenza esclusiva dello Stato, fisco, difesa, sicurezza, l’immigrazione, e la previdenza sociale.