Sulla scorta di un dossier recentemente presentato alle Nazioni Unite da un gruppo di associazioni italiane, i cui dati denunciano la preoccupante diffusione nel nostro Paese di un odio razziale esternato specialmente nei confronti di rom e sinti, e l’incremento del razzismo su Internet, in particolar modo sui social network, il ministro della Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi, intervistato dall’Adnkronos, ha confermato:
“In Italia stanno crescendo pericolosamente fenomeni di razzismo e di intolleranza, e una particolare recrudescenza si registra su Internet. Il rischio è che in momenti di crisi economica possa scatenarsi una vera e propria caccia al capro espiatorio: lo straniero, l’immigrato, il diverso, l’ebreo, il rom. Del resto non sarebbe la prima volta nella storia”.
E’ stata pertanto aperta una discussione con il ministro della Giustizia Paola Severino al fine di “porre un argine all’odio razziale sul web” e “colpire i seminatori di odio e di violenza”.
Il ministro Riccardi fa riferimento alla strage dei senegalesi di Firenze o all’attentato alla scuola ebraica di Tolosa quando afferma che il web sia “uno strumento che sembra garantire agli autori di questi reati una maggiore impunità“, tuttavia subito precisa:
“La rete non va demonizzata: è uno strumento imprescindibile di comunicazione e di libertà. Ma l’allarme per l’odio razziale cresce in maniera esponenziale, specie in un periodo delicato come quella che stiamo vivendo”.
Il rischio nasce fondamentalmente dalle difficoltà dello Stato italiano ad intervenire nell’ambito delle attività virtuali di coloro che diffondendo idee di odio, istigano alla violenza:
“Noi abbiamo una serie di strumenti in Italia per colpire la propaganda razzista quando si tratti di manifesti, striscioni, giornali, dichiarazioni pubbliche e siti registrati in Italia. Più complicato è, invece l’intervento su Internet perché, come è noto, siti e blog a esplicito contenuto razzista, xenofobo, antisemita in lingua italiana, frequentati da utenti italiani, sono ospitati da provider con sede all’estero, in Paesi che hanno ordinamenti diversi dai nostri.”
Riccardi si sofferma in particolare sulla necessità di adottare misure straordinarie come quelle prese per il fenomeno della pedopornografia:
“Per un’altra categoria di reati particolarmente odiosi, come quella della pedopornografia, sono stati affinati degli strumenti che consentono di limitare il fenomeno, punendo anche i frequentatori non occasionali, avviando accordi di cooperazione internazionale tra le polizie di diversi Paesi e arrivando anche a oscurare in Italia l’accesso a questi siti. Si tratta ora di capire, a livello tecnico e giuridico come questa positiva esperienza possa essere trasferita per colpire i seminatori di odio e di violenza anche sul web”.
La salda presa di posizione del ministro è piaciuta alle comunità delle diverse minoranze presenti nel Paese.
Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci, ha commentato:
“Occorre rafforzare e rendere pienamente operativi gli strumenti già esistenti, a partire dall’Unar, l’ufficio antidiscriminazione del governo che, al contrario, sta subendo una sorta di smantellamento. E poi andare fino in fondo contro i cyber-razzisti, per i quali non basta l’oscuramento di un sito ma devono essere portati in tribunale, garantendo alle vittime un sostegno, anche economico, per difendersi in giudizio”.
Anche il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici ha espresso parole di apprezzamento nei confronti del ministro della Cooperazione e Integrazione, che “proprio per la sua storia personale, è da tutti noto come un uomo del dialogo, dell’accoglienza e della tolleranza” e invocando misure più dure per l’istigazione all’odio razziale, “ha colto in pieno ciò che sta accadendo nella nostra società e ha compreso che, di fronte a un fenomeno dilagante e preoccupante, bisogna agire con ogni mezzo disponibile”.