Dopo la strage di bambini in Siria, altre piccole vittime sullo sfondo della guerra. Un portavoce del governo della provincia di Paktia, nell’est dell’Afghanistan, ha denunciato lo sterminio di una famiglia di 8 persone, tra cui 6 bambini, ad opera di un raid della NATO. Secondo quanto riferito dal portavoce l’uomo non aveva legami con Al Qaeda o altri gruppi terroristici. Una fonte del governo di Kabul ha confermato l’incidente, mentre la NATO starebbe verificando la fondatezza della denuncia.
La morte dei civili è sempre stata una delle spine nel fianco dei rapporti tra Afghanistan e Stati Uniti e, proprio qualche settimana fa, il presidente Hamid Karzai aveva convocato presso il palazzo presidenziale il comandante dell’Isaf, il generale John Allen, e l’ambasciatore statunitense, Ryan Crocker, manifestando il fatto che incidenti di questo tipo mettono a repentaglio le relazioni diplomatico e al termine, in un comunicato congiunto, aveva ammesso che in due raid della NATO diversi civili erano rimasti uccisi.
Secondo le statistiche dell’Unama, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, l’80% delle morti dei civili sono attribuibili ai talebani e agli altri oppositori armati. Il problema è rappresentato dal fatto che quest’anno, con più frequenza del solito, hanno avuto luogo incidenti in cui indifesi civili sono morti per opera di azioni di truppe straniere. Nel 2.011 sono stati 3.021 i civili morti per le violenze in Afghanistan.
Nella giornata di ieri quattro soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) sono morti nell’Afghanistan meridionale. La notizia è stata riferita dalla stessa Isaf oggi a Kabul. In un comunicato, nel quale non è stata riferita la nazionalità delle vittime, si è precisato soltanto che i decessi sono stati causati da separati attacchi con rudimentali ordigni esplosivi. I militari stranieri morti in Afghanistan sono, 33 dal primo maggio e 169 dall’inizio dell’anno. Il calcolo tuttavia non proviene da fonti ufficiali.