Nel giorno di Halloween, il 31 ottobre, davanti all’ingresso del Bioparco di Roma alcuni esponenti dell’associazione Animalisti Italiani Onlus hanno voluto ricordare tre morti avvenute in piena condizione di detenzione, tutte negli ultimi 15 giorni: ad andarsene sono state un’antilope uno scimpanzé e un’elefantessa. Tutti ‘vissuti’ in una cattività che ha tolto loro la dignità della libertà, della possibilità di scegliere in base a quell’istinto primordiale che gli esseri umani, immersi nella loro società costruita, possono solo invidiare.
Gli Animalisti Italiani hanno messo in atto una vera rappresentazione con tanto di gabbie e di volontari vestiti da animali che, nel loro scorrazzare liberi, venivano catturati con degli anestetici sparati da due volontari travestiti da cacciatori, per poi essere ricondotti nelle gabbie dietro le quali vi erano striscioni contro l’agonia degli animali negli zoo ed il presidente dell’associazione, Walter Caporale, che travestito da morte parlava al megafono con accanto due donne in nero, che ricordavano i nomi degli ultimi animali deceduti nel Bioparco.
Ha affermato Walter Caporale:
Negli ultimi quindici giorni al Bioparco di Roma sono morti un’antilope, uno scimpanzé e un’elefantessa. Sono morti questi tre animali, ma il numero di sicuro è di gran lunga superiore. Noi abbiamo saputo della morte di questi tre animali perché uno di loro si era ammalato di salmonellosi, quindi c’è stato il rischio di contagio. Abbiamo saputo della morte dello scimpanzé Pippo perché era una sorta di mascotte per i bambini, altrimenti questi decessi sarebbero stati tenuti assolutamente nascosti. Anche la morte dell’elefantessa Nelly è stata impossibile da nascondere solo perché era uno dei simboli del Bioparco insieme ai felini e ai tanti primati. Noi oggi siamo qui per ricordare che nel giorno di Halloween, un giorno di festa, gli animali continuano a soffrire. Questo Bioparco doveva nascere con degli intenti precisi: nessun animale sarebbe stato più portato in questa struttura se non sequestrato da privati o da circhi, o ancora da zoo che venivano chiusi. Eppure tutto ciò non avviene, perché gli animali continuano ad essere portati da altre strutture con pseudo-scambi culturali.
E’ stato inoltre sottolineato il paradosso di un giardino zoologico come il Bioparco che viene mandato avanti con i soldi pubblici.
La cosa più curiosa e anche più incoraggiante è stata che, in tutta questa rappresentazione, nonostante continue riprese di pioggia, sono stati proprio i bambini che passavano di lì a chiedere ai genitori di fermarsi e di prendere i volantini informativi, di sapere cosa stesse succedendo davvero ai ‘loro’ amici dietro quel cancello e quelle sbarre. E i genitori erano titubanti, forse erroneamente convinti che i loro figli fossero troppo piccoli per capire. Ci si domanda se non fossero forse proprio loro troppo grandi per farlo.