Proseguono in diverse città italiane le proteste di chi non vuole che i profughi siano ospitati vicino casa, proteste che si sono però trasformate in scontri a Casale San Nicola, nella periferia nord di Roma, sulla via Cassia, dove venerdì mattina una cinquantina di persone hanno bloccato la strada che porta al centro di accoglienza allestito nell’ex scuola Socrate per impedire l’arrivo del pullman che portava diciannove migranti. La polizia ha cercato di rimuovere il blocco, caricando i manifestanti, e alcuni di loro hanno reagito lanciando sassi, bottiglie e altri oggetti e incendiando cassonetti e balle di fieno. Fra i dimostranti anche alcuni militanti dell’organizzazione di estrema destra Casapound, che si sono scontrati con le forze dell’ordine con i caschi in testa. Il pullman con a bordo i diciannove profughi è rimasto inizialmente bloccato dietro i blindati della polizia, riuscendo a passare, scortato, solo verso le 14, fra cori di insulti e lanci di bottiglie.
Il bilancio finale degli scontri è di 14 feriti tra le forze dell’ordine, due arrestati, un denunciato e 15 identificati sui quali sono in corso accertamenti. In mattinata, inoltre, una Mini scura, uscendo dal comprensorio, ha sfondato il blocco dei dimostranti ferendo un’anziana ad un ginocchio, ma la polizia ha subito fermato l’auto. Le proteste dei residenti del comprensorio di Casale San Nicola, a Roma Nord, tra l’Olgiata e La Storta, vanno avanti ormai da diversi giorni, sostenute dai militanti di Casapound, dopo la decisione del prefetto di Roma Franco Gabrielli di sistemare lì i migranti, originari del Bangladesh, della Somalia e dell’Eritrea, tutti “schedati e conosciuti” alle forze dell’ordine.
La polizia aveva anche tentato una mediazione, riducendo il numero dei profughi ospiti (da cento a sessanta), e un dirigente della Questura di Roma aveva proposto di far intanto entrare il pulmino con i primi venti migranti, invitando una delegazione dei residenti ad andare lunedì in Questura per affrontare la questione e offerto un presidio fisso nella zona, ma gli abitanti hanno rifiutato. Gabrielli, allora, ha annunciato: “Non faremo passi indietro”, su Casale San Nicola “c‘era un bando e una commissione ha ritenuto che la cooperativa avesse i requisiti necessari: ci è arrivato il carteggio ed è corretto. Se c’è gente che non è d’accordo… se passasse questo principio sarebbe finita“.
I comitati di quartiere, invece, parlano di decisioni calate dall’alto e “non concordate minimamente con il territorio”, e Francesca Sanchietti, portavoce del comitato Casale San Nicola, ha dichiarato: “Chiediamo l’intervento del ministro Alfano. Non è possibile che in un’area dove vivono 250 famiglie arrivino 100 migranti. Qui mancano le infrastrutture”. Intanto, al nord, a Quinto di Treviso, i migranti, contro l’arrivo dei quali gli abitanti avevano protestato incendiando anche mobili e materassi, saranno spostati nell’ex caserma Serena, tra Casier e Treviso. A Venezia, invece, il sindaco Luigi Brugnaro ha risposto negativamente alla richiesta del prefetto Domenico Cuttaia di alloggiare altri profughi nella città, mentre secondo il sindaco di Padova Massimo Bitonci vi sarebbero delle irregolarità nella decisione della prefettura di allestire strutture temporanee per l’accoglienza dei migranti in una ex caserma della città.