È stimata in circa 2 milioni di euro la truffa presunta che ha portato agli arresti domiciliari di due amministratori della colonia hanseniana ‘Opera Pia‘ dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari. Parliamo del sacerdote don Mimmo Laddaga, reggente dell’ente ecclesiastico da cui dipende l’ospedale ‘Miulli, e Saverio Vavalle, dirigente dell’ex lebbrosario che è stato chiuso nel 2011 e che è costato alle casse della Regione circa 7 milioni di euro l’anno.
Il provvedimento di arresto è stato firmato dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari Giovanni Abbattista che ha accolto le richieste del pm Renato Nitti. Le indagini coinvolgono anche altre otto persone, tra cui imprenditori che hanno documentato di aver svolto lavori nell’ex lebbrosario, dipendenti della struttura e fornitori.
Sono le forniture di alimenti che bastano a documentare quello che è stato lo sperpero di denaro pubblico a fini privati. In circa 4 anni, dal 2007 al 2010, per i 29 degenti sono stati acquistati circa 18.000 litri di birra, 6.100 litri di Coca Cola, 1.300 di Lemonsoda e 3.800 di aranciata Fanta, senza contare diversi lavori di manutenzione ordinaria fatturati a prezzi esorbitanti. Nell’ospedale, inoltre, lavoravano: 6 medici, 23 infermieri, un fisioterapista, 17 addetti alle pulizie, tre autisti, un calderista, tre operai amministrativi, sei centralinisti, un elettricista, quattro addetti di lavanderia, un calzolaio, una sarta, un parrucchiere, un barbiere, tre suore lavoratrici, un parroco a stipendio e sei cucinieri. La cucina era attrezzata per produrre circa 600 pasti al giorno, quando, di fatto, ne venivano preparati 15.
Gli accertamenti che hanno condotto agli arresti si basano principalmente su consulenze tecniche di carattere contabile e dichiarazioni di testimoni. Un’intercettazione del 31 ottobre 2010 tra un ex medico dell’ex lebbrosario, Roberto Giannico, all’epoca licenziato dall’ospedale Miulli con l’accusa di aver falsificato le cartelle cliniche di due pazienti, e una collega, avalla quella che è la tesi accusatoria.
L’ex medico riferisce di illeciti di sua conoscenza risalenti al periodo in cui era in servizio nella colonia hanseniana e dei finanziamenti illecitamente percepiti. Tutte queste informazioni sono state raccolte dal medico in un dossier poi consegnato ai pm e confluito nel fascicolo d’inchiesta che ha portato oggi ai due arresti. Sull’arresto del sacerdote ha detto la sua il vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Mario Paciello, secondo il quale la gestione della colonia hanseniana “non ha generato alcun danno nè ai pazienti, nè alla Regione Puglia”.