Il vicesegretario del Pd Enrico Letta, parlando dalla sede del partito, ha oggi chiarito cosa intende fare il suo partito se, come previsto da alcuni sondaggi, non dovesse emergere una chiara maggioranza dalle elezioni: “Dopo le elezioni, se vinceremo chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani”. A chi gli ha chiesto del rapporto con il Movimento Arancione di Antonio Ingroia, Letta ha risposto: “Il Pd e la coalizione di centrosinistra vuole vincere le elezioni, dopo guarderemo al risultato in Parlamento e valuteremo le scelte da fare sulle alleanze, ma il nostro primo interlocutore sarà sicuramente la lista Monti a partire dal governo Bersani”.
Il vicesegretario democratico ha inoltre definito “molto importante” il “ritrovato” rapporto tra Renzi e Bersani, “che faranno campagna elettorale in tandem“, ha spiegato. Intanto rischia di incrinarsi l’alleanza tra il Partito Democratico e il Psi di Riccardo Nencini, con il quale si sarebbe dovuto trovare un accordo sulla composizione delle liste entro stamattina, cosa che non sarebbe avvenuta. Nencini, in base a precedenti trattative stipulate con Bersani, si aspettava una decina di parlamentari eletti, mentre con l’attuale composizione delle liste i suoi candidati sarebbero soltanto tre. Il segretario socialista starebbe quindi valutando se è il caso, e se si ha la possibilità, dati i tempi stretti, di presentare le firme.
Nencini ha dichiarato: “Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L’ipotesi di una lista Pd-Psi, nel nome del socialismo europeo, era supportata da un’orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata nei territori. Se vengono meno questi presupposti, e non per colpa nostra, ognuno per conto proprio”. A lui Letta ha risposto: “Non capisco il senso della protesta di Nencini. C’erano dei patti e sono stati rispettati, le nostre liste sono aperte e sarà una buona alleanza”. Ma nel Pd devono ora fare i conti anche con il presidente del gruppo democratico nel Consiglio regionale sardo, Giampaolo Diana, che ha annunciato le sue dimissioni in segno di protesta contro quanto deciso dalla Direzione Nazionale sulle candidature, che avrebbe indicato alcuni nomi per la lista della Sardegna, lasciando fuori altri che invece erano stati eletti alle primarie.
Polemiche anche in Emilia-Romagna: il presidente dell’assemblea legislativa regionale Matteo Richetti, intervenendo alla trasmissione “L’aria che tira“, ha criticato aspramente l’esclusione dalle liste democratiche dell’ex sindaco di Piacenza e coordinatore della campagna elettorale di Renzi, Roberto Reggi, definendola “un errore madornale”. A Bologna, invece, il politologo Salvatore Vassallo, anche lui renziano, pur avendo già rinunciato ad un posto nella “lista Monti“, ha annunciato a Rainews che non parteciperà alla campagna elettorale.