Papa Francesco è rientrato a Roma sabato pomeriggio dall’isola greca di Lesbo, portando con sé anche dodici profughi, tra cui sei minori, provenienti dalla Siria e considerati tra i più vulnerabili, che saranno inizialmente ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio. Sull’isola, aveva visitato il Moria Refugee Camp e aveva detto ai migranti: “Voglio dirvi che non siete soli. Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza!” Accolto all’arrivo dal premier greco Alexis Tsipras e accompagnato durante tutta la sua visita dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dal Primate della Chiesa Ortodossa Greca Hieronymos, il pontefice ha salutato personalmente circa 250 richiedenti asilo, ha pranzato con alcuni di loro nel campo e ha firmato una dichiarazione congiunta con gli altri due leader religiosi, in cui si lancia un “appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa“.
Nella dichiarazione, Bergoglio, Bartolomeo e Hieronymos esortano inoltre “tutti i paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei” e a far cessare i conflitti in corso, tra cui quello in Medio Oriente. I tre leader religiosi hanno poi pregato per i migranti morti in mare e lanciato una corona di alloro nelle acque del porto di Mitilene, come già aveva fatto Papa Francesco durante la sua visita a Lampedusa. Sempre a Mitilene, il pontefice ha ricordato che “‘è illusorio pensare che il problema migranti si risolve alzando barriere“, che “creano divisioni”, e ha lodato l'”umanità” degli abitanti dell’isola. Per Bergoglio, inoltre , “l’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque mette piede in terra europea deve poterlo sperimentare”, anche se, ha ammesso, “le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d’Europa, sono comprensibili e legittime”, tuttavia, ha ammonito in un tweet appena ripartito da Lesbo, “I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati“.
Durante il volo di andata, il Pontefice aveva ammonito che quello a Lesbo sarebbe stato un viaggio diverso dagli altri, “un viaggio segnato dalla tristezza”, e al ritorno, parlando con i giornalisti, ha spiegato commosso: “Volevo ringraziarvi per questa giornata di lavoro, ma per me è stato troppo forte...” Nel corso dell’intervista ha inoltre mostrato alcuni disegni che gli avevano donato i bambini del campo profughi, uno dei quali raffigurava un bambino che annega, un altro un barcone e un terzo un sole che piange, e ha commentato: “Al campo dei rifugiati c’era da piangere. Che cosa vogliono i bambini? La pace, perché soffrono. Se il sole è capace di piangere anche a noi ci farà bene una lacrima”.
A proposito delle tre famiglie di migranti siriani che ha portato con sé sull’aereo, Bergoglio ha spiegato inoltre: “E’ stata un’ispirazione di una settimana fa, che mi è venuta da un mio collaboratore, e io ho accettato subito perché ho visto che era lo Spirito che parlava. Tutte le cose sono in regola: i documenti, lo Stato italiano, vaticano e greco hanno dato il visto”. Il pontefice, come di consueto, aveva inviato prima di partire un telegramma di saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, spiegando che si stava recando “in Grecia per portare conforto a tanti profughi“, e il capo dello Stato ha ricambiato i saluti, auspicando che il messaggio del Papa “possa scuotere nel profondo l’anima dell’Europa e della comunità internazionale”. Prima di partire, verso le 6 di mattina, Bergoglio ha inoltre ricevuto nella sua residenza per pochi minuti il candidato alle primarie del Partito Democratico nella corsa alla Casa Bianca Bernie Sanders.