Papa Francesco ha incontrato martedì in Vaticano il presidente iraniano Hassan Rohani, secondo presidente della Repubblica islamica d’Iran ad essere ricevuto nella Santa Sede dopo la visita di Mohammad Khatami a Giovanni Paolo II nel 1999, e ha avuto con lui un colloquio di quaranta minuti al termine del quale lo ha salutato dicendo: “La ringrazio tanto per questa visita e spero nella pace”. Rouhani ha replicato affermando: “Mi ha fatto molto piacere incontrarla, le auguro un buon lavoro e le chiedo di pregare per me“. La delegazione iraniana, composta da dodici persone, di cui una sola donna, la traduttrice, dal ministro degli Esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif e dall’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede Mohammad Taher Rabbani, ha poi incontrato il segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin e il segretario per i rapporti con gli Stati monsignor Paul Gallagher.
Rohani ha regalato al pontefice un tappeto fatto a mano nella città santa di Qom e un libro con miniature, mentre Bergoglio ha ricambiato donando al presidente iraniano due copie, in inglese ed arabo (non c’era in lingua farsi) della sua ultima enciclica sul Creato “Laudato si” e la medaglia di San Martino, uno dei due consueti doni ai capi di Stato in visita, spiegando: “Si toglie il cappotto per coprire un povero, un segno di fratellanza gratuita“. Al termine dell’incontro, la Sala stampa vaticana ha diffuso uno stringato comunicato nel quale si è spiegato che durante la visita, oltre a ricordare i “valori spirituali comuni”, si è parlato dell’accordo sul nucleare e “si è rilevato l‘importante ruolo che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi. Al riguardo, è stata ricordata l’importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità delle comunità religiose nella promozione della riconciliazione, della tolleranza e della pace”.
Per il Vaticano, infatti, l’Iran, dove pure avvengono violazioni dei diritti umani e persecuzioni delle minoranze, può tuttavia svolgere un ruolo cruciale nell’affrontare le crisi in Siria ed Iraq e nel combattere l’Isis, e lo stesso Papa Francesco aveva elogiato l‘accordo sul nucleare iraniano sia a settembre parlando all’Onu sia nel discorso al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano a inizio 2016, quando aveva anche espresso l’auspicio che “contribuisca a favorire un clima di distensione nella regione“. Rohani era arrivato a San Pietro poco dopo le 11, con qualche minuto di ritardo, con un corteo di una ventina di auto blu e fra imponenti misure di sicurezza, dopo aver partecipato, con una delegazione di 120 imprenditori iraniani, al Business Forum Italia-Iran, organizzato in collaborazione con Ice e Confindustria, durante il quale ha tra l’altro affermato: “Il Corano invita i musulmani a proteggere per prime le chiese e le sinagoghe: questo significa tolleranza”.
Il presidente iracheno ha così implicitamente risposto anche alle critiche giunte dal rabbino capo di Roma Mario Di Segni, per il quale la sua visita rischiava di relegare in secondo piano la celebrazione della Giornata della Memoria (27 gennaio) con “la celebrazione dei negazionisti”, anche se fu il predecessore di Rohani, Mahmud Ahmadinejad, a cavalcare particolarmente la propaganda negazionista. Lunedì, appena giunto in Italia, il presidente iracheno aveva incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi, e ha annunciato su Twitter che Renzi ricambierà la visita andando in Iran per “dare impulso agli scambi economici” tra i due paesi.