Il Pakistan è uno dei paesi musulmani dove in passato si sono riscontrate gravi tensioni etnico-religiose, in particolare per via dei dissidi con i vicini indiani, da cui sono ormai separati dall’epoca di Gandhi. Le tensioni si sono gradualmente placate, ma sotto la cenere covano ancora vecchi risentimenti, che rischiano di esplodere con l’arrivo di nuovi problemi.
Non è ancora chiaro il perché, ma quel che è certo è che l’attacco è avvenuto con un solo intento: terrore. Di matrice terroristica dunque l’esplosione avvenuta nel quartiere di Jamrud, nella regione Khyber, una provincia autonoma tribale che si trova nel nord est del Pakistan. Ma per ora in assenza di rivendicazioni è impossibile stabilire il motivo dell’attentato.
Tutto è accaduto nei pressi della stazione degli autobus, dove un camioncino pieno di esplosivo è saltato in aria ferendo ben 44 persone ed uccidendone almeno 29. L’effetto dell’esplosione sarebbe stato massimizzato a causa della sua collocazione nei pressi di una pompa di benzina, che ha ovviamente aumentato il volume dello scoppio.
Secondo le autorità del posto l’attentato potrebbe essere opera di un gruppo chiamato “Tehrik-i-Taliban” cioè una delle infinite frange di estremisti islamici che abbondano in un paese islamico e povero come il Pakistan. Questo gruppo in particolare si oppone agli armati governativi della tribù Zakhakhel, che controllano la regione. Forse l’attacco è una vendetta trasversale per l’uccisione di un militante dei talebani, il locale Qari Kamran, avvenuta solo tre giorni fa’ ad opera delle truppe filo-governative.
Il Pakistan vive fin dall’11 settembre una situazione complicata. Da un lato il paese abbonda di estremisti islamici che odiano gli Stati Uniti e la loro ingerenza in Afghanistan ed Iraq. Da un altro lato invece il governo di Islamabad è in strettissima collaborazione con gli Usa, che hanno esercitato fortissime pressioni economiche sul governo pakistano affinché contrastasse il terrorismo islamico ad aiutasse a contenere la fuga dei talebani al confine con l’Afghanistan, dove si verificano sempre più spesso attentati come quelli di oggi.