Potrebbe essere definito davvero il “Titanic del nuovo millennio” il terribile naufragio di cui è stata vittima la nave da crociera “Costa Concordia” partita dal porto di Civitavecchia il 13 gennaio, intorno alle 19:00. Cento anni fa, nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il mito della modernità s’infranse contro un iceberg nel mare gelido dell’Oceano Atlantico, indispensabile ponte di passaggio dall‘Inghilterra agli Stati Uniti. Persero la vita 1523 persone. Cento anni dopo, siamo in Italia e la Costa Concordia è una nave molto più grande del Titanic, 4229 persone a bordo, un gioiello di tecnologia e modernità. Tuttavia, anche qui, l’idea di modernità e sicurezza si persa nell’immensità del mare. Nessuno avrebbe mai potuto prevedere una siffatta sciagura, forse perchè al di là della sicurezza, della tecnologia, della precisione, c’è qualcosa di imprevedibile e di cui non si può fare a meno: il fattore umano. Rispetto a 100 anni fa gli strumenti sono tanti e di più, eppure elementi come la negligenza o la disattenzione, non hanno impedito al comandante Francesco Schettino, di condurre una nave così moderna su uno scoglio. Un impatto forte, tremendo che ha provocato uno squarcio di 70 metri ed un’inclinazione di 80 gradi in poche ore. E così, come un secolo fa sul Titanic, paura, disperazione, scialuppe che si ribaltano, cime che si spezzano, feriti, morti. Rimangono più di una decina di dispersi; minuto dopo minuto è difficile pensare che possano essere ancora vivi.
Errore umano? Secondo i magistrati il comandante “si è avvicinato molto maldestramente al Giglio, la nave ha preso uno scoglio che si è incastrato sul fianco sinistro, facendola inclinare ed imbarcare tantissima acqua nel giro di due, tre minuti”. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche il fatto che il passaggio estremamente vicino all‘isola del Giglio sia stato fatto per permettere ai croceristi di salutare i paesini dell’isola illuminati nel buio. La Procura di Grosseto ha deciso il fermo per il capitano Francesco Schettino per evitare il pericolo di fuga ed inquinamento delle prove. Chi conosce e vive il mare ha riferito che “intorno all’isola del Giglio ci sono altre isolette tutt’intorno ben segnalate dalle mappe”. Il tutto mentre il comandante Schettino, prima di essere fermato, aveva dichiarato: “Mentre navigavamo ad andatura turistica abbiamo impattato uno sperone di roccia che non era segnalato. Secondo la carta nautica, doveva esserci acqua a sufficienza sotto di noi”.
Oltre al probabile errore umano, la vita spezzata di 3 persone, di 67 feriti e altri dispersi potrebbero essere in mano alla mancanza di sicurezza. Una nave al buio. In caso di incidente è normale pensare che possa esserci un impianto sostitutivo in grado di assicurare i servizi essenziali. La notte dell’impatto, invece, il buio è stato immediato e totale e le scialuppe di salvataggio sono rimaste bloccate proprio per la mancanza di elettricità.
Le immagini della tragedia sono sconvolgenti e degne davvero di uno dei migliori film catastrofici, purtroppo, invece, è pura e semplice realtà.
Anche i racconti delle persone tratte in salvo sono sicuramente sconvolgenti e stracolmi di spunti di riflessione. Di seguito vi proponiamo una significativa testimonianza, con scene rappresentanti forti momenti di tensione vissuti dai supestiti proprio all’interno della nave nei momenti seguenti all’impatto: