La NASA ha annunciato la scoperta di milioni di enormi buchi neri e galassie luminosissime, denominati “Hot DOG” e cioè “Hot Dust-Obscured Galaxies“. La scoperta è stata fatta grazie al telescopio spaziale ad infrarossi della NASA, WISE – Wide-field Infrared Survey Explorer – che è riuscito a catturare le immagini dei circa 2,5 milioni di buchi neri in tutto l’Universo e di circa 1000 galassie polverose e brillanti come nessuna finora scoperta: “WISE ha scoperto una miriade di oggetti nascosti. Abbiamo trovato un asteroide che danza davanti alla Terra nella sua orbita, le più fredde stelle conosciute simili a sfere e, ora, buchi neri e galassie che si nascondono dietro mantelli di polvere“, ha dichiarato Hashima Hasan, scienziato della NASA a Washington.
Le galassie in questione si trovano a circa 10 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra e WISE ha scansionato il cielo due volte con la luce infrarossa, prima di riuscire ad individuarle fra le milioni di immagini catturate. La scoperta è importante per gli scienziati, in quanto aiuta gli astronomi a capire meglio come le galassie ed i buchi neri crescano e si evolvano insieme; un esempio è quello dell’enorme buco nero che si trova al centro della nostra Via Lattea e che ha una massa 4 milioni di volte quella del nostro Sole. Sulla scoperta delle circa 1000 galassie scoperte, le più brillanti di sempre, ecco cosa ha dichiarato Peter Eisenhardt:
“Queste galassie polverose sono così rare che WISE ha dovuto guardare l’intero cielo per trovarle. Stiamo anche raccogliendo evidenze che queste galassie da record hanno visto formarsi al loro interno prima i buchi neri della maggior parte delle stelle. Le uova sono arrivate prima della gallina“.
Ha spiegato l’autore dello studio, nonché scienziato del progetto WISE. Le galassie in questione sono due volte più calde rispetto alle altre galassie visibili e a causare ciò potrebbero essere proprio i buchi neri supermassicci: “Può essere che stiamo assistendo ad una fase rara nell’evoluzione delle galassie“, ha commentato Wu Jingwen, altro scienziato del progetto. Gli studi in corso sulla questione saranno pubblicati sulla rivista “Astrophysical Journal“.