L’ex presidente sudafricano Nelson Mandela, 95 anni, eroe della lotta contro l’apartheid, è morto nella sua casa di Johannesburg. Lo ha annunciato, ieri sera, visibilmente commosso, l’attuale presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, in un discorso televisivo: “Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà gratitudine per sempre. La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa” ha affermato. Zuma ha inoltre ordinato il lutto nazionale, e ha fatto sapere che Mandela “avrà funerali di Stato“. Su decisione della famiglia, “Madiba”, come era soprannominato, aveva lasciato a settembre l’ospedale, dove era stato ricoverato per quasi tre mesi a causa di un’infezione polmonare, ma le sue condizioni rimanevano critiche.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha voluto commemorare il leader della lotta contro l‘apartheid, parlando commosso in diretta televisiva: “Nelson Mandela è vissuto per un’ideale e l’ha reso reale. E’ uno dei personaggi più coraggiosi della nostra era. Appartiene al tempo, alla storia. Ha trasformato il Sudafrica e tutti noi”. Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ha voluto rendere omaggio all’ex presidente sudafricano nel corso di una conferenza stampa straordinaria, durante la quale ha detto di essere “stato ispirato da Mandela“. Mentre il premier inglese David Cameron ha annunciato che farà tenere in segno di lutto la bandiera a mezz’asta davanti alla sua residenza, al numero 10 di Downing Street, e ha scritto su twitter: “Una grande luce si è’ spenta nel mondo. Nelson Mandela era un eroe del nostro tempo“.
Nelson Mandela nasce il 18 luglio 1918 nel villaggio di Mvezo, e frequenta poi l’università a Johannesburg, dove conosce esponenti dell’African Nazional Congress (Anc), il primo partito fondato dai neri in Sudafrica. Nel 1944 fonda con due suoi amici la Youth League, una lega giovanile vicina alle posizioni dell’Anc. Il 5 dicembre 1956 è arrestato insieme ad altri 150 compagni dell’Anc e accusato di tradimento: il processo terminerà nel 1961 con un’assoluzione generale. All’inizio degli anni Sessanta, l’Anc viene messo al bando, e Mandela sceglie la lotta armata. Nel luglio 1963 viene nuovamente arrestato, con l’accusa di tradimento, e condannato all’ergastolo. Madiba ammette gli attentati, negando però di aver organizzato l’invasione del Sudafrica da parte di stati confinanti, e sostenendo di essere un combattente per la libertà.
Viene trasferito nell’isola di Rubben Island, dove resterà per 27 anni. Anche dal carcere, però, cerca di portare avanti la lotta contro l’apartheid. Nel 1985 il presidente Botha gli offre la libertà condizionata, a patto che rinneghi la lotta armata, ma lui rifiuta. Sarà il nuovo presidente sudafricano Federick De Klerk a farlo liberare, l’11 febbraio 1990, e Mandela, appena esce dal carcere, annuncia la fine del regime razzista e viene poi nominato presidente dell’Anc. Nel 1993, sia lui che De Klerk ricevono il premio Nobel per la pace, e il 27 aprile 1994 l‘Anc vince le elezioni, Mandela diventa presidente del Sudafrica e nomina suo vice proprio De Klerk, in segno di pacificazione. Al termine del mandato decide di non ricandidarsi, ma continua per qualche anno a dedicarsi a cause umanitarie. Nel 2004, annuncia il suo ritiro dalla vita pubblica, per dedicarsi alla famiglia.