Non sembra più un’ipotesi impensabile e anche sui giornali se ne parla apertamente. Parliamo della possibilità che Mario Monti, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dallo scorso novembre, possa rimanere anche dopo il 2013, al termine dunque dell’attuale legislatura. Sembra che il “piano” sia quello di trovare un sostegno politico guadagnato al centro e nel Partito democratico. D’altro canto, non è più un segreto che i leader di Udc e Pd, Casini e Bersani, stiano pensando ad un’alleanza con il professore in modo da proporre agli elettori una coalizione di stampo politico-tecnico per le prossime elezioni.
Ferdinando Adornato, deputato dell’Udc, sulla scia di quest’idea, ha infatti dichiarato (nell’ottica di dare continuità al Montismo) che:
L’evolversi della situazione interna e internazionale ci dice che la crisi non è una parentesi, ma un fattore di destabilizzazione strutturale che coinvolge l’Occidente e, in particolare, l’Europa. Inoltre, il nostro sistema politico ha subito due crisi in vent’anni e vive una caduta verticale di consenso. Motivi per i quali occorre responsabilità. Certo, nel 2013 si tratterà di un governo politico, con la piena responsabilità dei partiti, ma al patto moderati-progressisti non c’è alternativa. Sono Pdl e Pd a vivere la doppiezza di sapere che il governo Monti sarà l’unica soluzione possibile, senza poterla e volerla dire davanti ai loro elettori, non noi.
Idem per Gianfranco Fini che, con Futuro e Libertà, sembra pronto ad appoggiare la nuova creatura politica. L’ipotesi sembra ancor più avallata dalle pressioni dell’Europa. Anche qui, non è un segreto, l’Unione Europea vorrebbe che fosse proprio il professor Monti alla guida del Paese. Secondo voci filtranti da Strasburgo e Francoforte, sede centrale della BCE, Monti sarebbe l’unico in grado attualmente di assicurare crescita e stabilità all’Italia, anche per le capacità di mediazione con Angela Merkel, per la riforma delle istituzioni e dei patti continentali.