Altro che crisi, in Italia c’è un mercato che non vede nessun segno di cedimento, anzi, vede sempre aumentare il suo fatturato. Si tratta del gioco d’azzardo, è qualcosa che forse in molti già prevedevano , ma ora arriva anche la certificazione ufficiale. Difatti, il grido d’allarme è stato lanciato oggi da “Libera” con un un dossier intitolato “Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo”, curato da Daniele Poto e presentato da Don Ciotti nella sede della Federazione nazionale della stampa.
Il dossier è un’analisi dettagliata della diffusione del gioco d’azzardo legale e illegale in tutta Italia. Dai dati emerge che stiamo parlando della terza industria del paese, con il suo fatturato di 76,1 miliardi di euro per quanto riguarda quello legale, cioè l’equivalente di quasi 4 finanziarie. A questa cifra bisogna aggiungere almeno altri 10 miliardi per quello illegale, che è in mano alle varie organizzazioni malavitose, nazionali ed internazionali. Sarebbero almeno 41 i clan coinvolti nel controllo delle scommesse illegali.
L’Italia è il paese in cui si gioca di più in Europa, ed il terzo del mondo. Dai dati emerge che almeno 1260 euro vengono spesi da ogni singolo italiano, compresi i neonati! Sarebbero 800 mila gli italiani dipendenti dal gioco, ed altri 2 milioni sono soggetti a rischio.
Diana De Martino, pm della Direzione distrettuale antimafia di Roma, spiega così il mercato illegale del gioco d’azzardo: “Negli ultimi anni la mafia si è infiltrata nel mondo delle macchinette alterando le reti telematiche che dovrebbero collegarle al monopolio. In questo modo non viene pagatoil 12% dovuto allo Stato. In particolare, sul territorio di Roma qualche mese fa ci sono stati controlli a tappeto nelle sale gioco e sulle slot macine e molte di queste, si è scoperto, non erano collegate al concessionario. Sembra inoltre che molti clan camorristici che gestiscono gli affari legati al gioco siano attivi nel basso Lazio”.
Inoltre, le scommesse rappresentano un ottimo investimento per le organizzazioni malavitose, che acquistando, anche con prezzi maggiorati del 5% o del 10 % le scommesse vincenti dai cittadini, riescono a riciclare il denaro sporco.