Quattro studi davvero interessanti e pubblicati sulla rivista scientifica “Nature”, che dedica la sua copertina di questa settimane e quasi l’intero numero al benessere del nostro Pianeta, affermano che la Terra è vicinissima ad un punto di svolta che potrebbe portarla al collasso. Secondo i ricercatori guidati dall‘Università della California a Berkeley, a causa delle pressioni esercitate dall’uomo e dai cambiamenti climatici, la Terra sembra essere vicina ad un punto che porterebbe il Pianeta ad uno stato irreversibile. Si teme che la strada intrapresa possa andare a distruggere per sempre a livello globale gli ecosistemi vegetali e animali, con conseguenze anche sull’acqua e sui rifornimenti alimentari.
Dopo tutta una serie di incontri internazionali che hanno prodotto risultati alquanto scarsi, il summit che si terrà il prossimo 20 giugno a Rio De Janeiro in Brasile è ritenuto dagli esperti una delle ultime possibilità per salvare il Pianeta. Sembra infatti che la maggior parte delle speranze sia riposta proprio nelle scelte del Brasile che, da solo, detiene il 70% della biodiversità mondiale e si avvia a diventare la sesta potenza economica del mondo, non avendo per niente conosciuto la grave crisi degli ultimi mesi.
Pavan Sukhdev, a capo fino al 2011 delle iniziative dell’ONU riguardanti la Green economy, suggerisce che i singoli governi nazionali dovrebbero adottare politiche più incisive nei confronti delle grandi aziende multinazionali, obbligandole a prendere decisioni radicali più attente al bene pubblico. Un’analisi di 25.000 specie a rischio e dei modelli di commercio internazionale ha mostrato un collegamento fra i consumi nei Paesi sviluppati e le specie minacciate nei Paesi in via di sviluppo. Lo studio, che è stato coordinato dall’australiano Barney Foran, della Charles Sturt University e dell’Università di Sydney, ha rivelato che il 30% delle cause che mettono a repentaglio la sopravvivenza di alcune specie sono causate proprio dal commercio internazionale.