Il mondo del cinema sembra essere ormai messo sotto torchio dagli animalisti: come qualche giorno fa c’è stata una protesta contro i lupi in gabbia per la prima di ‘Breaking Dawn’, così adesso è ‘Lo Hobbit: un viaggio inaspettato’ ad essere al centro del mirino.
Il film che promette di uscire nelle sale cinematografiche il 13 dicembre prossimo è infatti considerato colpevole di aver provocato la morte di ben 27 animali tra cavalli, capre, pecore e galline coinvolte nella pellicola.
I primi a denunciare sono stati gli animalisti della PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), che si sono scagliati contro Peter Jackson, il regista neozelandese della trilogia fantasy. Gli animali non sarebbero deceduti direttamente sul set, ma il tutto sarebbe capitato all’interno della fattoria in cui si trovavano ad alloggiare i 150 animali coinvolti nel film. I motivi sono da attribuire all‘inadeguatezza del luogo, tipo il territorio pieno di rocce e buche (che ha provocato il ferimento grave di alcuni pony) e l’erba contenente sostanze dannose che ha fatto ammalare le capre che l’hanno mangiata. Oltre a ciò, sembra che dei mandriani siano stati allontanati dal set dopo aver espresso le loro critiche sul modo di trattare quegli animali.
Peter Jackson, tuttavia, respinge queste accuse e dichiara in un comunicato ufficiale quanto segue:
I produttori de Lo Hobbit hanno a cuore il benessere degli animali e hanno cercato di ottenere gli standard di cura più elevati per le bestie necessarie alle riprese. Ogni incidente occorso giunto al loro orecchio li ha spinti a intervenire immediatamente spendendo ingenti somme di denaro per garantire la loro incolumità. La produzione respinge l’accusa di essere responsabile di 27 decessi, visto che, tra l’altro, più del 55% di riprese che prevedono l’uso di animali sono state realizzate in CG realizzando digitalmente cavalli, pony, conigli, uccelli, cervi, alci, gatti, ricci, cinghiali e lupi. Nessun animale è morto o è rimasto ferito sul set.
Sul set, appunto. Ma ‘per il set’?