Dopo anni di silenzio assoluto sulla condizione degli animali, in Cina cominciano a muoversi le acque in direzione di una tutela non solo delle specie a rischio di estinzione, ma anche degli animali domestici e di quelli utilizzati quotidianamente per prodotti farmaceutici e intrugli miracolosi. L’esempio più lampante è quello degli orsi: in Cina si utilizza la bile ricavata da questi animali per produrre una medicina tradizionale che sembra essere un potentissimo ricostituente.
Piccolo problema, perché l’estrazione avvenga correttamente deve essere operata su esemplari ancora in vita e, da quanto lasciano intendere i pochi video scampati ai controlli delle industrie farmaceutiche, dev’essere tutto tranne che indolore. Al centro dello scandalo c’è la “Guizhentang”, una delle prime industrie farmaceutiche nella produzione di questa magica medicina: su pressione delle società contro il maltrattamento degli animali, un gruppo di 70 giornalisti è stato ammesso all’interno dei laboratori, nel tentativo di dimostrare che quanto sostenuto dagli animalisti era tutta una montatura. Ma, contrariamente a quanto speravano i vertici dell’industria, l’ispezione ha avuto solo un’ulteriore conferma delle condizioni terrificanti in cui sono tenuti gli orsi: una testimonianza video, girata clandestinamente, mostra un esemplare che si trascina per raggiungere il cibo con cui l’addetto lo sta adescando, ma è talmente malridotto da non riuscire più ad alzarsi. Bloccato nella sua posizione, non può far altro che lasciarsi inserire un tubo nella cistifellea per la bile. Da quanto riferiscono i giornalisti che hanno preso parte al sopralluogo, nei laboratori erano ammessi solo piccoli gruppi di persone e per non più di 3 minuti, durante i quali non potevano neanche fare domande.
Il dubbio che attanaglia gli inviati è che gli orsi che hanno visto siano quelli più in salute dei ben 500 animali allevati lì dentro, sottoposti a torture quotidiane. Le proteste dell’opinione pubblica si stanno facendo sempre più forti e soprattutto, e questo è un elemento che fa ben sperare per la sorte degli animali, il governo cinese non le sta soffocando nella censura, dimostrandosi, per una volta, bendisposto a fare passi avanti in questo campo.
Benché i produttori di bile continuino ad affermare che lavorare sugli orsi è come “mungere una mucca” e che gli orsi “non sentono affatto male”, la questione non sembra destinata ad essere dimenticata. La battaglia per i diritti degli orsi non è l’unica che si sta combattendo in Cina: da qualche settimana una catena di hotel di lusso ha bandito dai propri menù le ricette a base di pinna di squalo, spingendo molti altri ristoratori a seguire il buon esempio, senza contare che sta raccogliendo sempre più consensi la campagna contro la macellazione dei cani, considerati un piatto tipico orientale. È solo il primo passo, ma di certo la Cina si sta sempre più sensibilizzando su questi temi: forse presto seguiranno anche azioni concrete.