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Job Act, primo si in Commissione ma il Pd si spacca

Job Act, primo si in Commissione ma il Pd si spacca

E’ ormai scontro sulla riforma del mercato del lavoro, con l’arrivo dell’emendamento del governo che prevede il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Anche se non si parla esplicitamente di superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, le intenzioni sembrano queste, dato che lo stesso premier Matteo Renzi aveva ribadito la necessità di fare ciò per arrivare ad avere le stesse regole per tutti. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dice che si deciderà solo con i decreti, ma il governo non intende correggere il testo dell’emendamento al ddl delega sul lavoro presentato ieri in Senato,e intanto i sindacati si agitano, con la Cgil che minaccia anche lo sciopero, le opposizioni , Movimento 5 Stelle e Sel, che vanno all’attacco, e il Pd che si spacca . Intanto il provvedimento ha ricevuto l‘ok della Commissione Lavoro del Senato, e dovrebbe arrivare in Aula la prossima settimana.

In Commissione, tutti gli otto membri del Pd hanno votato a favore, mentre Forza Italia si è astenuta e Sel e M5S hanno abbandonato i lavori, dicendo di non poter accettare “una pseudo-riforma che priva di qualsiasi tutela i lavoratori”. Soddisfatto il relatore della delega, Maurizio Sacconi, per il quale “Le norme appena varate rappresentano l’incontro tra due riformismi“. In mattinata era intervenuto sull’argomento l’ex segretario democratico Pier Luigi Bersani, che aveva affermato: “E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie. Leggo oggi sui giornali come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte“. Per Bersani il governo deve smentire di voler abolire l’articolo 18 per decreto.

Anche il presidente del Pd Matteo Orfini aveva invece espresso i suoi dubbi scrivendo su Twitter: “I titoli del jobs act sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo“. Critico pure Gianni Cuperlo, della sinistra Pd, per il quale “serve capire quale sarà il testo della legge, che va migliorata in Parlamento. Se gli innovatori sono la destra che pensa di uscire dalla crisi riducendo i diritti e la dignità di chi lavora, io penso sia giusto stare dall’altra parte”. Il vicesegretario democratico Lorenzo Guerini ha voluto rassicurare: “Il Pd si troverà assolutamente unito“. Della stessa opinione l’altro vicesegretario, Debora Serracchiani, che ha affermato: “Confidiamo che nella direzione nazionale del 29, dedicata a lavoro ed economia, si possa trovare il luogo della sintesi proprio all’interno del partito“.

Per la Serracchiani,è nella logica che si possa andare a toccare lo Statuto dei lavoratori, che è ormai datato di oltre 40 anni”, mentre, riguardo alla possibilità che si proceda per decreto, il vicesegretario ha spiegato: “La scelta degli strumenti starà al governo e ai gruppi parlamentari“. Secondo il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che ha ricevuto ieri dal Direttivo il mandato per aprire una discussione con Cisl e Uil per una mobilitazione unitaria, l’articolo 18 è solo uno scalpo da portare ai falchi dell‘Ue, mentre per il leader della Uil Luigi Angeletti eliminare l’articolo 18 per decreto sarebbe stata “una stupidaggine in sé“. Per la Cisl, invece, il contratto a tutele crescenti “va bene“, ma solo “a condizione che serva a far fuori tutte le truffe in cui sono incappati i giovani“.

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