Il Senato ha approvato il cosiddetto “supercanguro“, l’emendamento presentato dal senatore renziano Stefano Esposito che comporta la decadenza di ben 35mila emendamenti sui 47mila presentati per lo più dalla Lega. Il “supercanguro” è stato approvato con 175 si, 110 no e due astenuti, e, secondo lo stesso Esposito, sono stati 21 i senatori della minoranza Pd a votare contro di esso. L’emendamento, già ribattezzato “Espositum” dal nome del suo primo firmatario, riassume i principali punti dell’intesa fra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale: premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti, soglia unica di sbarramento del tre per cento, cento capilista bloccati e clausola di entrata in vigore della nuova legge il 1 luglio 2016.
Sono stati invece bocciati entrambi gli emendamenti presentati dal senatore Pd “dissidente” Miguel Gotor, sia quello che intendeva modificare la proporzione tra nominati ed eletti con il sistema delle preferenze in favore di questi ultimi, sia quello che proponeva fra l’altro correzioni al sistema dei capilista in favore delle preferenze. Il premier Matteo Renzi ha così commentato dal World Economic Forum di Davos: “L’Italia va avanti, chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa“. Intanto, però, vi è aria di tempesta nel Pd, con l’ex segretario Pierluigi Bersani che ha convocato circa 140 fra deputati e senatori della minoranza, fra cui esponenti importanti come Rosy Bindi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Stefano Fassina e il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, ed ha affermato: “Renzi lo sa benissimo: c’era una possibile mediazione sull’Italicum e loro non hanno voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si può partire dall’unità del Pd”.
Bersani ha inoltre criticato duramente il senatore Esposito, che aveva definito “parassiti” i senatori dissidenti (salvo scusarsi nel tardo pomeriggio): “Dare del parassita a Corsini, Gotor, Mucchetti è pericoloso. E’ gente per bene che non chiede niente e va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto, è finita“. Sembra quindi uscire rafforzato il “patto del Nazareno” tra Berlusconi e Renzi, e quest’ultimo potrebbe sostituire i voti della minoranza Pd con quelli dei berlusconiani. Anche in Forza Italia, però, vi sono delle spaccature, con Capezzone e Fitto che dicono di non voler essere “sottomessi a Renzi”, mentre Berlusconi avrebbe spiegato ai suoi che l’accordo con il premier “su Italicum e riforme era l’unico modo per tornare centrali e restare interlocutori privilegiati nella battaglia parlamentare per ottenere un candidato al Colle non ostile“.
Il premier, da parte sua, ha ribadito che tra legge elettorale e Quirinale “non c’è nessun collegamento“. L’ex Cavaliere vorrebbe invece proporre insieme al leader di Ncd Angelino Alfano l’ex ministro Antonio Martino come candidato del centrodestra alla presidenza della Repubblica. I forzisti ad aver votato contro l’emendamento Esposito sarebbero solo una quindicina, perciò Forza Italia ha sottolineato il suo contributo decisivo, che ha consentito di arrivare ai 170 voti favorevoli, mentre le altre opposizioni denunciano la nascita di una “nuova maggioranza di governo”.