Grazie all’infaticabile impegno che gli attivisti di Greenpeace e altre associazioni ambientaliste hanno profuso nel difendere l’Artico dalle trivellazioni, la Royal Dutch Shell ha rimandato le operazioni di almeno un anno.
La Shell ha ammesso di essersi dovuta ritirare a causa delle difficoltà tecniche incontrate e per il rigore dell’inverno artico, che rende proibitive le condizioni per lo svolgimento delle attività, ma anche per i continui blitz e le manifestazioni di protesta a livello mondiale organizzati da Greenpeace. L’organizzazione infatti è riuscita a raccogliere da giugno 2012 ad oggi quasi due milioni di firme per la campagna #SaveTheArtic, sensibilizzando l’opinione pubblica sulla salvaguardia dell’ecosistema del mare di il Mare di Beaufort e il Mare di Chukchi, in cui vivono le uniche due colonie di orsi polari presenti negli Stati Uniti e rappresentano anche un’importante rotta di migrazione per balene e beluga.
“Con 5 miliardi di dollari e 7 anni investiti in un programma fallimentare – si legge sul sito ufficiale della campagna – gli altri giganti del petrolio si stanno chiedendo se ne vale la pena.”
Pochi giorni fa, infatti, la compagnia norvegese Statoil ha annunciato di voler attendere l’evolversi della situazione per il piano petrolifero della Shell in Artico, prima di prendere una decisione riguardo l’eventualità di finanziare un progetto analogo.
Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, spiega:
“I ghiacci dell’Artico hanno una funzione fondamentale nella stabilizzazione del clima del Pianeta: riflettendo i raggi solari diminuiscono l’aumento della temperatura. Il loro scioglimento implica una modifica del clima globale. Il passo indietro di Shell è una buona notizia, ma ora bisogna creare un santuario globale nell’area disabitata che circonda il Polo Nord, bandire le trivellazioni petrolifere e la pesca non sostenibile nel resto dell’Artico”.
Gli scienziati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) statunitense hanno diffuso preoccupanti dati dai quali emerge che il disgelo annuale del ghiaccio artico quest’anno ha raggiunto il livello più basso mai registrato dal controllo via satellite, installato nel 1979.