Il premier conservatore David Cameron ha stravinto le elezioni politiche in Gran Bretagna, ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi, 331 su 650, e potendo così governare da solo, non avendo più bisogno dell’appoggio dei Liberaldemocratici, che hanno conquistato solo 8 seggi. I laburisti, invece, si sono aggiudicati solo 232 seggi, dunque meno dei 256 della scorsa legislatura, ed è andata male anche l’Ukip di Nigel Farage, passato da due a un solo seggio, mentre i nazionalisti scozzesi del Snp sono passati da 6 a 56 seggi. Farage, dell’Ukip, Nick Clegg, dei liberaldemocratici, ed Ed Miliband, leader del partito laburista, si sono dimessi. Cameron, invece, rientrando al numero 10 di Downing Street dopo aver incontrato la regina Elisabetta a Buckingham Palace, ha affermato: “Ho visto la regina e formerò un nuovo governo. Ci sarà un referendum sul nostro futuro in Europa“.
In mattinata, rivolgendosi agli attivisti del Partito Conservatore, il premier aveva detto: “Questa è la vittoria più dolce, abbiamo sconfitto anche i sondaggi e i commentatori”. Miliband, il cui partito sarà ora guidato dalla sua vice, Harriet Harman, fino a che non si terranno nuove primarie, ha affermato invece: “La Gran Bretagna ha bisogno di un partito laburista forte ed è tempo che qualcun altro assuma la sua leadership“. Clegg, invece, ha detto che è stato “semplicemente straziante” vedere diversi colleghi e amici perdere i loro seggi alla Camera dei Comuni, assumendosi la responsabilità della sconfitta e spiegando che i liberaldemocratici pagano anche il prezzo di essere stati al governo, e ha aggiunto: “La paura e l’ingiustizia hanno vinto. Il liberalismo ha perso. Ma ora più che mai dobbiamo continuare a lottare“.
Farage, il cui partito ha preso il 12% ed è arrivato secondo in novanta collegi, ma ha preso un solo seggio per via del sistema uninominale secco, ha dichiarato: “Sono un uomo di parola“, riferendosi al fatto di aver mantenuto la promessa di dimettersi qualora non fosse riuscito a entrare alla Camera dei Comuni, ha annunciato che raccomanderà allo stato maggiore del partito di nominare Suzanne Evans leader a interim, e che passerà l’estate in vacanza, per poi decidere se ricandidarsi a leader dell’Ukip. Nicola Sturgeon, leader degli indipendentisti scozzesi dello Snp, che solo in Scozia ha conquistato 56 seggi su 59, trionfando soprattutto nell'(ormai ex) roccaforte laburista di Glasgow, ha affermato invece: “Siamo a uno spartiacque storico. Il firmamento politico, le placche tettoniche della politica scozzese si sono spostate. Qualunque sarà il governo che nascerà a Westminster, quello che è accaduto in Scozia non potrà essere ignorato“.
Tuttavia, con l’insuccesso dei laburisti, gli indipendentisti scozzesi vedono venir meno la possibilità di condizionare un possibile governo guidato da questi, anche se il premier non potrà comunque ignorare un partito fortissimo in Scozia che vuole esplicitamente fare a pezzi il Regno Unito. Ad essere sconfitti nelle elezioni britanniche del 7 maggio sono stati però soprattutto i sondaggi, dato che quasi tutti gli istituti avevano previsto un pareggio e la paralisi elettorale, al punto che il British Polling Council ha annunciato l’apertura di un’inchiesta.
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