Dopo aver ottenuto la fiducia al Senato, il governo Renzi ha incassato in serata la fiducia anche alla Camera, con 378 si,220 no e un astenuto. Nel suo intervento, il presidente del consiglio ha lanciato la sua sfida dicendo: “Abbiamo una sola chance da cogliere qui e adesso”, l’ultima occasione, offerta dai segnali di ripresa, per “fare l’unica cosa che possiamo fare, cambiare profondamente il nostro Paese, il sistema della P.A., quello della giustizia, del fisco, cambiare profondamente nella concretezza la vita quotidiana di lavoratori e imprenditori”. Renzi ha spiegato poi che tale cambiamento “avrebbe meritato un passaggio elettorale, ma solo se ci fossero state le condizioni di creare una maggioranza stabile, solida e responsabile del mandato degli elettori”.
Il premier ha quindi detto che intende cambiare il rapporto del nostro Paese con le istituzioni europee: “L’Europa oggi non dà speranza perchè abbiamo lasciato che il dibattito sull’Europa fosse solo virgole e percentuali. Noi vogliamo un’Europa dove l’Italia non va a prendere la linea per sapere che cosa fare. ma dà un contributo fondamentale, perchè senza l’Italia non c’è l’Europa”. Renzi ha poi illustrato i suoi punti programmatici: riduzione del cuneo fiscale, investimenti sulla scuola, “rivoluzione del sistema economico e normativo del paese” per ridurre la disoccupazione, sblocco dei debiti della pubblica amministrazione, aumento dei fondi di garanzia, semplificazione delle leggi, unioni civili, ius soli e costi della politica, a cominciare dall’abolizione delle province.
Non sono mancati interventi critici al premier dal suo stesso Pd, dove pure tutti hanno votato la fiducia. L’ex viceministro Stefano Fassina ha spiegato: “Il mio voto non è il conferimento di una delega in bianco. Sul piano programmatico vi è la più ampia disponibilità possibile ma valuterò esclusivamente il merito dei provvedimenti”. Critico anche Pippo Civati, che ha affermato: “Ciao Matteo, stai sbagliando, ma ho deciso di votare la fiducia”. Ancora più duri gli attacchi delle opposizioni all’esecutivo, soprattutto da parte del Movimento 5 Stelle: “Tu, Matteo Renzi, e il ministro Padoan siete figli di troika. I punti del programma di governo erano infatti co0ntenuti già molti mesi fa in un documento della Ubs” ha affermato il “grillino” Carlo Sibilia, ripreso dalla presidente Laura Boldrini.
Renzi, invece, ha tentato di “agganciare” il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, del M5S, mandandogli un biglietto con su scritto: “Scusa l’ingenuità caro Luigi. Ma voi fate sempre così? Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci. Ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è sempre così ed è impossibile confrontarsi?” Di Maio, però, non ha risposto, ma ha pubblicato il tutto su Facebook. A Montecitorio ieri è inoltre tornato, per la prima volta dal malore di inizio gennaio, l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, accolto da un caloroso abbraccio dell’aula. Anche il premier ha reso omaggio a Bersani, sia in aula che su twitter, ma l’ex segretario ha precisato di esser venuto “per abbracciare Letta“, abbraccio che c’è effettivamente stato quando questi è arrivato una ventina di minuti dopo, applaudito dai deputati del Pd.
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