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Il governo approva il decreto per l’incandidabilità dei condannati

Il governo approva il decreto per l’incandidabilità dei condannati

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sulle “liste pulite” per l’incandidabilità dei condannati in via definitiva a cariche elettive e di governo. Il decreto, che attua la legge anticorruzione, è stato approvato dopo una riunione durata quasi sei ore, e nonostante le resistenze venute dal centrodestra. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha assicurato che il governo ha lavorato “in costante dialogo con le forze politiche“. Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha affermato invece che “il governo non ha rispettato gli impegni in materia di giustizia“.

Con il nuovo decreto non potranno diventare parlamentari nè europarlamantari nè assumere cariche di governo o candidarsi a cariche elettive a livello regionale, comunale e circoscrizionale tutti coloro che hanno riportato condanne superiori a due anni per una serie di reati gravi, che vanno dall’associazione a delinquere al terrorismo, dalla riduzione in schiavitù alla tratta di persone, dal sequestro di persona all’associazione di stampo mafioso e per tutti i delitti contro la pubblica amministrazione. Sono incandidabili anche coloro che sono stati condannati in via definitiva a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi per i quali sia prevista una pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni e, quindi, la custodia cautelare in carcere.

Il decreto prevede che l’incandidabilità abbia effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici e comunque dura almeno sei anni. Il testo era stato bloccato venerdì scorso per tornare oggi a Palazzo Chigi, in diciotto articoli. I tre ministri relatori del decreto, Anna Maria Cancellieri, Paola Severino e Filippo Patroni Griffi, sono stati inflessibili di fronte alle richieste del Pdl per ammorbidirne il contenuto. Per il Consiglio dei ministri, le nuove norme favoriscono “le condizioni per un sistema trasparente di rappresentanza in Parlamento”, contribuendo a “restituire ai cittadini la necessaria fiducia nei confronti dei candidati alle elezioni politiche europee, nazionali e locali, e delle istituzioni che rappresentano”.

Il presidente del Consiglio Mario Monti, in conferenza stampa, ha spiegato che “le misure varate oggi affondano la radice nella legge anticorruzione e poi nella legge delega di iniziativa parlamentare“. Dal Pd, il responsabile giustizia Andrea Orlando e la capogruppo nella II commissione di Montecitorio, Donatella Ferranti, hanno così commentato:

“Dalle prime notizie stampa il decreto incandidabilità appare rispettoso e coerente dei principi approvati in Parlamento. Aspettiamo di leggere il testo con maggiore attenzione, in ogni caso il Pd farà di tutto perchè l’esame parlamentare di questo provvedimento sia molto rapido, così da consentirne l’applicazione entro le prossime elezioni regionali”.

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