Non ha retto alla troppa pressione di mass media, studenti, genitori e colleghi. Alla fine Giovanni Scattone ha deciso di dimettersi dal Liceo Cavour di Roma, dove insegnava Storia e Filosofia da qualche settimana. Era la stessa scuola che aveva frequentato Marta Russo, la giovane studentessa da lui uccisa nel 1997. Per quell’omicidio, avvenuto quando lui era ancora un assistente universitario di Filosofia del Diritto, e giudicato colposo, Scattone fu condannato al carcere. Ciò nonostante, l’uomo si è sempre proclamato innocente: ha detto di non essere stato lui a sparare a Marta Russo. E continua a dirlo anche oggi.
Dopo le polemiche, il dirigente della scuola aveva affermato che non poteva fare nulla per allontanare Scattone. La legge, infatti, non gli impedisce di lavorare: l’interdizione dai pubblici uffici, per l’insegnante, non sussiste più. Nonostante questo, Scattone ha deciso di dimettersi. “Rimarrò disoccupato e mia moglie dovrà trovarsi un lavoro, ma non riuscivo più a insegnare così“, ha spiegato l’uomo al Corriere della Sera. “Io non sapevo che quello fosse il liceo di Marta Russo. Ora, però, fuori dall’istituto, dei ragazzi hanno anche affisso uno striscione enorme con scritto: Scattone assassino. Io non ho ucciso Marta, la sua famiglia non vuole credermi, ma non ci posso fare niente – ha aggiunto il docente. – Ho scontato la mia pena e da sei anni faccio supplenze nei licei romani. Ora, cercherò di trovare un altro lavoro. Insomma – ha concluso il professore – io e mia moglie ci arrangeremo”.