Soter Mulè, l’ingegnere di 43 anni colpevole dell’omicidio colposo di Paola Caputo, 23 anni, è libero. Sono infatti decorsi i 3 mesi di termine di custodia cautelare. La ragazza è morta lo scorso 10 settembre a Roma nel corso di un gioco erotico. L’ingegnere si trovava agli arresti domiciliari ma la Procura aveva riformulato nei confronti dell’uomo il capo di imputazione di omicidio volontario, respinto però dal Gip Marco Mancinetti. I PM hanno già presentato ricorso al Tribunale del Riesame. I legali dell’ingegnere, Antonio Buttazzo e Luigi di Maio, ritengono che la sua scarcerazione “senza alcun tipo di vincolo rafforza la tesi della natura colposa del reato”.
La notte tra il 9 e il 10 settembre, nei vani caldaia di un palazzo affittato in parte dall’Enav e in parte dall‘Agenzia delle Entrate, la giovane è stata soffocata con delle corde nel corso di un gioco erotico bondage. Mulè aveva ammesso di aver fumato dell’hashish e bevuto con le due ragazze coinvolte nella pratica, Federica e Paola. Federica è stata legata per prima, poi Paola. Ma stando al Gip però: ”bloccata in stazione eretta, con piedi a terra, subito dopo essere stata legata, ha accusato un malore e, persi i sensi, si è accasciata al suolo: il peso del suo corpo ha messo in tensione le corde, comprese quelle intorno al collo di entrambe le ragazze”.
L’ingegnere ha subito cercato di liberare la giovane, cercando un coltello prima nella borsa di Federica poi nella sua auto ma ormai era troppo tardi. Secondo Mancinetti, l’ingegnere ‘‘ha sbagliato perché non ha tenuto accanto a sè il coltello, come invece la pratica del bondage suggerisce. Il gioco non prevedeva alcun effetto di sollevamento mediante la corda al collo delle due ragazze”.
I legali di Mulè hanno subito fatto emergere la casualità delle circostanze, che sarebbe stata comprovata anche dalla condotta dell’uomo, che avrebbe poi fatto cadere l’accusa di omicidio preterintenzionale.