Il capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli, prendendo atto del verdetto della Cassazione che ieri ha condannato in via definitiva i militari coinvolti nelle violenze perpetrate nella scuola Diaz durante il G8 di Genova, ha dichiarato:
“Orgoglioso di essere il capo di donne e uomini che quotidianamente garantiscono la sicurezza e la democrazia di questo Paese, rispetto il giudicato della magistratura e il principio costituzionale della presunzione d’innocenza dell’imputato, fino a sentenza definitiva. Per questo l’istituzione che ho l’onore di dirigere ha sempre ritenuto fondamentale che venisse salvaguardato a tutti i poliziotti un normale percorso professionale, anche alla luce dei non pochi risultati operativi da loro raggiunti. Ora, di fronte al giudicato penale, è chiaramente il momento delle scuse. Ai cittadini che hanno subito danni e anche a quelli che, avendo fiducia nell’Istituzione-Polizia, l’hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza”.
Il verdetto della Cassazione comprende come pena accessoria per i condannati l’interdizione dai pubblici uffici, dunque oggi dal Viminale sono arrivate le nuove nomine.
Il prefetto Gaetano Chiusolo presterà servizio a capo della Direzione Centrale Anticrimine (DAC) al posto di Francesco Gratteri e Maria Luisa Pellizzari sostituirà Gilberto Caldarozzi presso il Servizio Centrale Operativo, per la prima volta guidato da una donna. Giovanni Luperi si è messo in pensione lasciando la guida del dipartimento analisi dell’Aisi.
A proposito dell’interdizione dai pubblici uffici, l’avvocato di Caldarozzi, Gilberto Lozzi, ha parlato di “una sentenza molto amara”, per poi specificare:
“Significa, ad esempio che Caldarozzi, uno degli uomini che hanno catturato Provenzano, è ora fuori dalla polizia e paga per un pestaggio vergognoso del quale non ha responsabilità”.
L’avvocato Valerio Corini ha sottolineato invece l’incredulità e lo sgomento dei militari condannati:
“Non si sentono colpevoli: per venti anni hanno rischiato la vita a caccia di brigatisti e mafiosi e sono increduli. Hanno firmato i verbali sulla Diaz credendo nella buona fede di chi li aveva scritti, mai si sarebbero sognati di coprire chi ha riempito di botte novanta ragazzi”.
In seguito l’avvocato Corini ha comunicato le intenzioni di Gratteri, Caldarozzi, Ciccimarra, Gava, Ferri e Mortola di ricorrere alla Corte di Strasburgo per denunciare la violazione del diritto di difesa perché in appello non sono stati riascoltati i testimoni, nonostante l’assoluzione in primo grado.
I legali dei poliziotti condannati sono attualmente impegnati ad evitare il carcere ai propri assistiti, ai quali, beneficiando dell’indulto di tre anni, resta da scontare un periodo che varia da sei a dodici mesi. L’intenzione sembra quella di fare domanda alla magistratura di sorveglianza per ottenere l’affidamento ai servizi sociali affinché possano trovare occupazione presso aziende private come esperti della sicurezza. In alternativa li aspettano gli arresti domiciliari.