Una frase brutale, ma che tristemente rispecchia la realtà: “l’Italia è solvibile, ma poco credibile”. Quest è la valutazione che il Fondo Monetario Internazionale può permettere di farsi per via della sua posizione. Essenzialmente l’Italia in un contesto normale, come purtroppo non ce n’è da un po’ di tempo a questa parte a causa della crisi economica, sarebbe perfettamente stabile ed il suo debito sostenibile, visto anche che la maggior parte delle proprietà e quindi della ricchezza è nelle mani delle famiglie, e quindi degli italiani.
Il nostro sistema creditizio, sempre secondo l‘Fmi, sarebbe molto tutelato, tanto da evitare decisamente crolli come quelli in stile Lehman Brothers. Il problema non sono tutte queste indubbie qualità economiche del nostro paese, quanto la lentezza della nostra politica, che si blocca in continuazione in ostruzionismi dell’opposizione, ma anche le troppe difficoltà all’interno della maggioranza a rimanere coesi e quindi a concretizzare le riforme che tutti aspettano. Tutta questa instabilità politica porta i mercati ad innervosirsi ed ingrossa il debito pubblico, che a sua volta provoca un netto freno allo sviluppo.
Cristine Lagarde, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale l’ha detto chiaramente con queste parole: “il problema dell’Italia è che manca di credibilità. L’Fmi non ha offerto fondi all’Italia, perché l’Italia non ha bisogno di linee di credito precauzionali, non è la mancanza di liquidità il problema di questo paese.” La precisazione è anche una risposta alle indiscrezioni che voleva un respingimento da parte del Governo Berlusconi di un’offerta di aiuto fatta dal Fondo Monetario Internazionale.
L’Italia non avrebbe chiesto niente di tutto ciò, ha invece chiesto all’istituzione di effettuare un monitoraggio trimestrale sull’attuazione delle misure di risanamento e riforma promesse all‘Unione Europea. Lagarde si è affrettata ad accogliere questa richiesta, ritenendolo un passo importante per “aiutare a sostenere i grandi passi intrapresi dal governo sia sul piano del consolidamento fiscale, che su quello delle riforme strutturali.”
Obama ha mostrato di apprezzare moltissimo la scelta italiana di far monitorare dal Fmi il piano di risanamento: “l’Italia è un grande Paese, con un’enorme base industriale, grande ricchezza, grandi risorse. Certificare l’attuazione degli impegni servirà a ridare fiducia al Paese“. Proprio questa è dunque la mossa del premier Berlusconi, che mettendo innanzi alla Commissione Europea ed al Fondo Monetario Internazionale i conti italiani spera che i mercati si convincano che si sta giocando a carte scoperte e che quindi l’attacco speculativo venga a cadere.