Manca ancora l’accordo all’interno della maggioranza, fra Pd e Pdl, sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. La scorsa settimana sono stati presentati oltre 150 emendamenti al disegno di legge, troppi per far credere che quando, il 26 luglio, il testo arriverà in aula, non vi siano problemi. Il governo ha per questo convocato ieri sera un vertice di maggioranza, con il ministro per le Riforme Gaetano Quagliarello e i relatori sul disegno di legge, Emanuele Fiano per il Pd e Maria Stella Gelmini per il Pdl, oltre a Francesco Paolo Sisto, presidente della Commissione Affari Costituzionali, e a Raffaele Fitto, deputato Pdl.
Quagliarello ha spiegato: “Il governo ha una sua linea precisa e una volontà di confronto e anche di approfondimento, perché sa benissimo che questo è un nodo fondamentale per la democrazia, però sa anche che una cosa è confrontarsi, altra cosa è tergiversare: il governo non è disponibile a rimandare alle calende greche“. L’esecutivo punterebbe quindi ad individuare una linea comune, dato che gli emendamenti presentati, il cui esame inizierà oggi in commissione Affari Costituzionali alla Camera, vanno in direzioni opposte. In caso contrario, il premier Letta avrebbe già pronto un decreto legge per superare le divisioni su una legge importante per il governo, soprattutto nei confronti dell’opinione pubblica.
Letta avrebbe già fatto sapere che, se non dovesse arrivare il primo sì della Camera al disegno di legge, l’esecutivo dopo l’estate presenterà un decreto. Critico l’ex tesoriere Ds Ugo Sposetti, strenuo difensore del finanziamento pubblico ai partiti, che ha affermato: “Quando il governo è in difficoltà rispolvera il tema dell’abolizione del finanziamento pubblico, che piace alla gente anche se non risolve i problemi”. Nel vertice serale si dovrebbe cercare una mediazione fra i vari emendamenti, anche se per ora non c’è nessun coordinamento fra le modifiche proposte. Il Pd vorrebbe infatti rafforzare il finanziamento indiretto del due per mille dei cittadini, passando ad una percentuale del 2,5 per mille, mentre il Pdl vorrebbe abolire il due per mille, e cancellare l’assegnazione ai partiti da parte dello stato di sedi e spazi tv, punto sul quale convergono alcuni emendamenti presentati a titolo personale da esponenti renziani del Pd.
Democratici e pidiellini sarebbero poi nettamente in disaccordo sulla prima parte del ddl, firmata proprio da Letta, riguardante le regole di democrazia interna dei partiti e i requisiti degli statuti. Il governo, da parte sua, è fermo nel volere l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti, e il passaggio a un sistema di libera scelta dei cittadini. Molto più netta, invece, la posizione del Movimento 5 Stelle, che con i suoi emendamenti propone di abolire completamente, e da subito, il finanziamento pubblico, posizione che, però, sembra rimanere isolata.
2 commenti su “Finanziamento ai partiti, è stallo. Letta pensa a un decreto”