Il direttore dell”Fbi statunitense James Comey ha annunciato che i suoi uomini hanno identificato con certezza il boia dell’Isis che ha decapitato i giornalisti James Foley, Steven Sotloff e David Haines, ma non intende rivelarne il nome. Si tratta del “jihadi John”, il boia dall’accento britannico comparso in due video. Già a fine agosto, la stampa inglese aveva rivelato che i servizi segreti interni ed esteri della Gran Bretagna lo avevano individuato, e, secondo il “Sunday Times”, si sarebbe trattato di Abdel Majed Abdel Bary, ex rapper londinese di 23 anni, ma per ora queste indiscrezioni non sono state confermate. Secondo il capo dell’Fbi, comunque, sarebbero una decina i cittadini americani che al momento stanno combattendo con i gruppi jahidisti in Siria, e quelli tornati dall’estero dopo aver combattuto con i terroristi sono stati arrestati o sono sotto controllo.
Intanto, il premier iracheno al Abadi, parlando con i giornalisti a margine dell’assemblea generale dell’Onu a New York, ha avvertito che alcune cellule dell’Isis starebbero preparando attacchi a Stati Uniti e Francia, e avrebbero come obiettivo, in particolare, le stazioni della metropolitana. Il primo ministro ha parlato di “attacchi imminenti“ e ha fatto sapere che comunque i governi americano e francese sono stati avvertiti. Al Abadi ha spiegato di essere stato informato di tale pericolo nelle ultime ore, e ha aggiunto che vi sarebbero coinvolti dei jahidisti occidentali e che i loro progetti sarebbero stati scoperti ma non ancora fermati. La portavoce del Consiglio nazionale della Casa Bianca Caitilin Hayden ha però fatto sapere che “non ci sono conferme” di tali minacce, anche se gli Stati Uniti “stanno verificando queste informazioni“.
Il presidente iraniano Hassan Rohani ha invece tenuto un lungo discorso all’Assemblea Generale dell’Onu, nel quale ha attaccato anch’egli i gruppi come l’Isis, che, ha affermato, “hanno un’unica ideologia, che è la violenza e l’estremismo, e hanno un unico obiettivo, ossia la distruzione della civiltà“. Rohani ha anche messo sotto accusa la “strategia sbagliata” dell’Occidente in Medio Oriente, e ha poi attaccato: “Tutti coloro che hanno avuto un ruolo nel finanziamento e nel sostegno di questi gruppi terroristici devono riconoscere i loro errori e chiedere scusa“. Intanto i raid americani nella notte tra mercoledì e giovedì hanno preso di mira una dozzina di raffinerie petrolifere controllate dai jahidisti, nelle provincie orientali di Deir el-Zour e Hassakeh, che pare fornissero carburante per le operazioni dell’Isis.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, negli attacchi sarebbero stati uccisi almeno quattordici jahidisti e cinque civili, tra cui donne e bambini. Altri raid sono stati effettuati invece contro il fronte al-Nusra, gruppo affiliato ad al-Qaeda. I peshmerga curdi hanno invece respinto l’avanzata dei jahidisti dell’Is verso la città di Kobane, a nord della Siria. I miliziani dell‘Is sono stati costretti ad arretrare di tre chilometri e ora sarebbero ad una decina di chilometri dalla città. Il gruppo jahidista delle Filippine Abu Sayyaf ha invece minacciato di uccidere due ostaggi tedeschi rapiti ad aprile nell’ovest del Paese se non verrà pagato un riscatto di oltre quattro milioni di euro e la Germania non rinuncerà a sostenere gli Usa nella lotta contro l’Isis. Secca la replica del governo tedesco: “Non si accettano ricatti, la Germania non cambierà la sua strategia in Siria e in Iraq“.