Sicuramente è destinata a suscitare polemiche, così come già sta facendo sui social network e sui media egiziani, le voci che nel Parlamento, dominato per lo più da forze di matrice islamica, siano state proposte due leggi riguardanti le donne. La prima riguarderebbe la riduzione dell’età consentita alle donne per sposarsi dai 18 ai 14 anni. La seconda riguarderebbe la possibilità di consentire al marito di avere un rapporto sessuale con la moglie entro 6 ore dalla sua morte. Nel pacchetto di leggi riguardanti le donne ci sarebbe anche la volontà di abolire i diritti all’istruzione e al lavoro per le donne. La possibilità di fare sesso con la propria moglie anche dopo la sua morte è sorta in riferimento ad un caso che ha avuto molto seguito nel maggio dello scorso anno. Un religioso marocchino, Zamzani Abdul Bari, sostenne che, poiché il matrimonio rimane valido anche dopo la morte, anche la donna conserva il diritto di fare sesso con il marito, una volta che questi è deceduto.
Il quotidiano al Ahram ha scritto che il capo del National Council for Women Mervat el Talawi ha fatto appello al presidente del Parlamento Saad el Katatni, affinché queste leggi non vengano approvate e vengano rispettati i diritti delle donne. Secondo il quotidiano, el Talawi ha sottolineato che la marginalizzazione e la riduzione dello status delle donne in Egitto avrebbe effetti negativi anche sullo sviluppo del Paese nel complesso, dal momento che le donne rappresentano numericamente la metà del Paese.
I movimenti di ispirazione islamica hanno attaccato lo stesso Council for Women, sostenendo che vuole distruggere la famiglia. Questi movimenti hanno cercato di mettere i bastoni tra le ruote anche sulla legge sul divorzio, che in Egitto consente alle donne di ottenerlo senza ostacoli da parte del marito, sostenendo che tutta questa legislazione è frutto dell’attività Suzanne Mubarak, ex first lady. Le proposte di legge suddette, in ogni caso, stanno contribuendo a mettere ancor più in cattiva luce il potere esecutivo che ha già approvato anche altre leggi drasticamente riduttive dei diritti per le donne.