La Conferenza delle Regioni, riunita questa mattina a Roma, ha approvato all’unanimità le linee guida sulla fecondazione eterologa stabilite ieri da tecnici ed assessori regionali alla salute. Il governatore del Veneto Luca Zaia, lasciando l’assemblea, ha spiegato: “Le Regioni hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida, affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi un vuoto legislativo. Sarà trattata come una cura normale e penso che si arriverà a un ticket uguale a livello nazionale”. Il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino ha incontrato prima della conferenza il ministro della Salute Beatrice Lorenzin per discutere le direttive comuni fissate dalle Regioni in attesa di una legge nazionale.
Chiamparino ha poi fatto sapere che il ministro “ha condiviso le linee guida delle Regioni ed è del tutto d’accordo con noi a inserire la fecondazione assistita nei Lea (i livelli essenziali di assistenza) e a regolamentarla con un ticket che andrà definito sulla base dei costi. Ma per farlo serve una legge del Parlamento”. Le linee guida dovrebbero ora permettere ai centri sia pubblici che privati di partire con la fecondazione eterologa in una fase però di transizione, cioè prima che il Parlamento approvi una legge in materia, auspicata anche dalla Lorenzin e da Chiamparino. Il documento approvato oggi dalle Regioni prevede che la fecondazione eterologa sarà gratuita o soggetta al pagamento di un ticket , ma solo per le donne riceventi in età “potenzialmente fertile”, cioè non oltre i 43 anni.
La cura all’inizio sarà a carico dei Servizi sanitari regionali, ma le Regioni intendono chiedere al governo che entri a far parte dei Livelli essenziali di assistenza. Il bambino dovrà poi avere lo stesso colore della pelle della coppia ricevente, poiché per quanto possibile andrà mantenuto lo stesso fenotipo, ovverosia le medesime caratteristiche, relativamente al colore della pelle, dei capelli e anche riguardo al gruppo sanguigno. Il nato da fecondazione eterologa potrà chiedere di conoscere i genitori biologici dopo il compimento dei venticinque anni, e il donatore verrà allora ricontattato e potrà quindi decidere se rivelare o meno la sua identità. E’ previsto inoltre un limite massimo di dieci nati per ogni donatore, ma la coppia che ha già avuto un bambino con la fecondazione eterologa potrà decidere di avere altri figli in questo modo con lo stesso donatore.
Previsti anche dei limiti di età per i donatori: tra i 20 e i 35 anni per le donne e tra i 18 e i 40 per gli uomini. Al Policlinico Careggi di Firenze sono iniziati intanto gli incontri per le coppie che intendono ricorrere alla fecondazione eterologa, dato che la Toscana è la prima regione dove è in vigore una delibera sui criteri tecnici, mentre le altre regioni intendono probabilmente aspettare le indicazioni della Conferenza Stato-regioni. Dalla Chiesa, intanto, arrivano critiche per le direttive sulla fecondazione assistita, con il vescovo di Torino, monsignor Cesare Nociglia, che ricorda che avere un figlio “non è un diritto, ma un dono”.