Sarebbe dovuto partire domani per raggiungere la moglie e i due figli in Romania, invece Danut Mihali è morto sul colpo, schiacciato da una lastra di marmo crollata da un montacarichi, durante il suo ultimo giorno di lavoro.
Il quarantacinquenne rumeno lavorava presso la Deca di Cesena da 13 anni ed era conosciuto ed apprezzato nel quartiere e sul posto di lavoro.
Vani sono stati i tentativi da parte dei sanitari del 118 di rianimare l’uomo, ormai deceduto.
Davide Fabbri, esponente dei Verdi di Cesena dopo aver espresso parole di cordoglio per la morte di Danut Mihali, ha sollecitato il dibattito sul tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, affinché la formazione sulla prevenzione del rischio diventi prioritaria:
“Le dinamiche dell’infortunio e le responsabilità dovranno essere accertate dagli inquirenti e dagli organi ispettivi con cognizione di causa e solerzia, ma gli infortuni mortali consegnano sempre a chi è preposto alla tutela e alla sicurezza sul lavoro una grande responsabilità, perché un infortunio mortale non avviene mai per fatalità, ma per responsabilità precise”.
Solo ieri alla Bcs di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, era morto un altro lavoratore, Mauro Antreoli, impiegato di una ditta di Pavia, caduto dal tetto del capannone, con un volo di oltre 10 metri.
In sei mesi nella sola Emilia Romagna si sono verificati 42 casi di caduti sul lavoro, su un totale di 335 in tutta Italia. Il dato, fornito dall’Osservatorio indipendente di Bologna, sale a 600 se ai decessi sul luogo di lavoro si aggiungono quelli avvenuto in itinere o sulla strada.
In questo quadro sconfortante, l’Emilia Romagna detiene il triste primato, anche a causa dei terremoti del 20 e 29 maggio, nei quali hanno trovato la morte 18 operai, deceduti sotto le macerie dei capannoni industriali.
Troppo alto il numero delle vittime anche in Lombardia, dove sono stati accertati 41 decessi, in Piemonte, 29 morti, in Toscana e Campania, 26 morti, in Veneto, 20, e in Calabria, dove sono stati registrati 16 casi.
L’Osservatorio di Bologna non ha potuto conteggiare tutti quei lavoratori che hanno perso la vita in strada, durante il viaggio di andata o ritorno dal lavoro, infatti in una nota precisa:
“Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade e non solo. Tutte queste morti sono genericamente classificate come morti per incidenti stradali”.