La crisi lavorativa ed economica continua a mietere vittime. Giuseppe Pignataro di Trani, 49 anni, è morto dopo essere precipitato dal balcone della sua abitazione. E non si è trattato di un incidente. L’uomo infatti prima di morire in ospedale è stato soccorso dagli operatori del 118, ai quali ha comunicato di essersi gettato volontariamente dal balcone. Secondo il segretario generale della UIL della regione Puglia, Aldo Pugliese, l’uomo, che faceva l’imbianchino, si è suicidato “a causa delle difficoltà nel trovare un’occupazione stabile in grado di fornire un reddito degno alla propria famiglia”.
La situazione è davvero allarmante nella regione Puglia. Si tratta del quarto suicidio nell’arco di un mese dovuto a motivi prettamente lavorativi. A Ginosa infatti un imprenditore si è tolto la vita, mentre a Mesagne due giovani di 19 e 34 anni si sono tolti la vita perché senza lavoro. Un mesetto fa, invece, a Bari un uomo di 44 anni si era buttato dal terzo piano della sua abitazione dopo essere stato licenziato, ma per fortuna in ospedale sono riusciti a salvargli la vita.
Come sottolinea lo stesso Pugliese:
Purtroppo episodi del genere non sono nuovi nel contesto della provincia di Barletta, Andria e Trani, così come in quello della Puglia e del Meridione d’Italia, zone falcidiate con particolare violenza da una disoccupazione galoppante e da un tasso di povertà in costante aumento. Notizie terribili che rafforzano la necessità di una riforma del mercato del lavoro che protegga i lavoratori e che non ne acuisca le problematiche. A cominciare dall’articolo 18, che non può essere barattato in cambio di un semplice indennizzo. Quel che occorre sono piuttosto misure urgenti volte a creare nuove opportunità occupazionali, a sbloccare l’accesso al mondo del lavoro ai giovani e alle donne. Misure che nulla hanno a che vedere con l’articolo 18, con l’architettura attuale degli ammortizzatori sociali e con la smania del governo Monti di rivoluzionarla ad ogni costo.