La seconda sezione della Corte d’Appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado, ha condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione, di cui tre coperti dall’indulto, e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale nell’ambito del processo sui diritti televisivi per le reti Mediaset. I giudici, presieduti da Alessandra Galli, hanno inoltre confermato la condanna a tre anni di reclusione (condonati) per Frank Lagrama, il produttore statunitense considerato “socio occulto” dell’ex premier, e di tre anni e otto mesi e un anno e due mesi per gli ex manager Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto. Berlusconi dovrà inoltre versare, in solido con gli altri imputati condannati, una provvisionale di 10 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate.
E’ stata confermata invece l’assoluzione per il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, per Giorgio Dal Negro e per Marco Colombo, mentre è stato rigettato il ricorso del banchiere Paolo Del Bue ed è stato dichiarato per questi il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Sul Cavaliere pesa soprattutto l’interdizione dai pubblici uffici, e, se la sentenza dovesse essere confermata anche in Cassazione, allora egli, dopo il via libera della giunta autorizzazioni del Senato, potrebbe vedersi costretto a lasciare la politica. A Berlusconi viene contestato di aver evaso il fisco, tra il 2002 e il 2003, per circa 7 milioni di euro, tramite ammortamenti gonfiati dei diritti televisivi acquistati, ma in realtà si tratterebbe solo della parte rimanente di una somma assai maggiore, quantificata inizialmente addirittura in 368 milioni di dollari, ridotta man mano dalla prescrizione.
I giudici di primo grado, nelle motivazioni della sentenza ora ribadita in appello, avevano affermato che Berlusconi è stato “l’ideatore di una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale“ dalla quale “ha conseguito un’immensa disponibilità economica all’estero, ai danni non solo dello Stato ma anche di Mediaset”. L’ex premier inizialmente era accusato anche di appropriazione indebita e falso in bilancio, ma anche qui nel 2007 è intervenuta la prescrizione. Dura la reazione della difesa di Berlusconi: “Si tratta di una sentenza assolutamente scontata considerato i toni e i modi utilizzati dai giudici nella conduzione del processo” hanno affermato. Per l’avvocato Ghedini, “la forza della prevenzione è andata al di là della forza dei fatti. Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così”.
Critiche alla sentenza, e ai magistrati milanesi, anche da molti esponenti del Pdl: per Renato Schifani si tratta di una “persecuzione giudiziaria” nei confronti del Cavaliere, “leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori“. Daniele Capezzone ha parlato di una vicenda “surreale“ e di una condanna “assurda“, mentre Daniela Santanchè ha fatto riferimento ai possibili risvolti politici della sentenza affermando: “Ieri qualcuno voleva impedire a Berlusconi di governare e pretendeva di sovvertire la volontà popolare degli italiani per via giudiziaria, oggi qualcuno sta operando per fare saltare il governo Letta e l’ipotesi di pacificazione nazionale”.